Finalmente si vota. Penso che siamo tutti d’accordo. Finalmente si chiude questa ennesima campagna elettorale, fatta più di scontri, anche insulti, che di analisi sul merito. Con i pro e contro.
Le scuole, oltre ad incontri per i ragazzi maggiorenni, con rappresentanti delle due parti, per offrire approfondimenti e informazioni, sono coinvolte sul referendum perché, di fatto, precettate, come sempre, come sedi di seggio.
Il Ministero dell’Interno, attraverso la prefettura e poi le amministrazioni comunali, ha chiesto che le scuole siano chiuse da venerdì pomeriggio a tutto lunedì.
I ragazzi, certamente, un po’ meno le famiglie, sono di certo contenti per queste chiusure. Ma, mi pare, nessuno si è chiesto se sia, ancora una volta, legittimo considerare le scuole solo degli strumenti per utilizzi che potrebbero essere calibrati in modi diversi.
In poche parole, possibile che la formazione quasi non interessi, come priorità di un sistema-Paese? Perché chiedere ai comuni di allestire i seggi, ad esempio, nelle sedi dei comitati di quartiere, degli altri uffici pubblici, ma anche negli spazi del cosiddetto “privato sociale”?
Ho preso, così, la decisione di concordare col mio comune un compromesso su un orario ridotto, per limitare la chiusura della mia scuola. Non sono state possibili, per il momento, scelte alternative.
Il mio liceo, così, non rimarrà chiuso, perché verrà lasciato libero solo il piano destinato ai seggi. Con orari flessibili ed uscite alternative.
Trattandosi, poi, di un referendum, senza voti di lista e di preferenze, è evidente che lo scrutinio si chiuderà la sera stessa del 4 dicembre, nel giro di un’ora, vista la facilità di conteggiare solamente i sì ed i no.
Quindi, la chiusura dei seggi avverrà in poco tempo, nella notte, ed al mattino i collaboratori scolastici avranno due ore di tempo per liberare le aule, col materiale a disposizione, lo stesso lunedì, degli operatori del comune.
Sono aspetti, come si vede, relativamente secondari, ma dicono la sostanza di un valore, il valore-scuola, che è, o dovrebbe essere, al centro delle preoccupazioni del nostro Paese. Particolari, dunque, che fanno, o concorrono a fare, la differenza qualitativa.