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Il registro? Un vero e proprio barzellettiere. Risate a scuola

Di lui si sanno poche cose. O meglio, pochissime. E’ uno dei tanti personaggi misteriosi che si aggirano in rete e dal suo nome (pseudonimo?) – John Beer – si evince che è un amante della “bionda”.
In vita sua, a parte Topolino (tutto rispetto per il bel fumetto Disney), non ha mai letto niente. In compenso però è autore di due bestseller: “La classe fa la ola mentre spiego” e “L’alunno è stato assente causa assedio testimoni di Geova”.Storie di note disciplinari e giustificazioni scolastiche, le più pazze e strampalate d’Italia, raccolte dalle varie parti della Penisola sul blog “sette in condotta”.
Due testi tutti da leggere e gustare editi dalla Rizzoli. E per il prossimo anno scolastico anche un diario – già in vendita nelle migliori cartolerie – che contiene le migliori ‘perle’ umoristiche.
Al primo impatto una bella risata è d’obbligo a leggere certe note disciplinari.
Basta poco però per capire che altro non sono che il riflesso di una scuola italiana che sta andando sempre più alla deriva. Ragazzi incontrollabili (e incontrollati) che passano cinque ore seduti (si fa per dire) sui banchi di scuola senza prestare una minima attenzione alle parole del docente. E la cattedra del professore diventa una vera e propria linea di trincea. In tempo di “guerra” quindi anche il sette in condotta – tanto osannato nel blog di John Beer- è un lusso. Il registro così si trasforma in un vero e proprio annuario di barzellette. Solo un piccolo assaggio può servire a dare l’idea dell’ironia contenuta nelle raccolte: “Tengo a comunicare che gli alunni A. e P. stendono in classe su fili opportunamente tesi a mo’ di stendino la biancheria intima, peraltro maleodorante, delle loro compagne di classe, rubata dalle sacche di educazione fisica”. Oppure: “L’alunno è entrato in aula, dopo essere stato per 20 minuti al bagno, aprendo la porta con un calcio; ha fatto una capriola e ha puntato un’immaginaria pistola verso l’insegnante dicendo: Ti dichiaro in arresto nonnina!”. C’è anche qualche professore che con creatività usa un po’ di ironia: “T., T. e B. escono per andare in bagno. Ma in realtà dove sono?”. Addirittura può capitare pure che “La classe non è in classe”. Poi i genitori nel prendere sempre le difese dei figli non ci fanno neanche una bella figura: “Giustifico mia figlia per l’assenza del 2 dicembre perché doveva imparare movimenti erotici”. O ancora: “Prego voler giustificare l’assenza di mio figlio A. del giorno 22 ottobre per motivi a noi sconosciuti”.  Infine, il colmo dei colmi: “Giustifico mio figlio per l’assenza ingiustificata del 14 ottobre”.

Luigi Mariano Guzzo

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