Home Politica scolastica Il ricatto delle 150mila assunzioni

Il ricatto delle 150mila assunzioni

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A sostenerlo è Silvia Chimienti, deputata del M5S, che, in un’intervista rilasciata a “La ricerca” sul tema La buona scuola, parla senza infingimenti: “La proposta del PD è discriminatoria perché propone assunzioni solo da una delle graduatorie esistenti ed è incostituzionale perché vorrebbe trasformare gli scatti stipendiali, ultimo baluardo rimasto a difesa del potere d’acquisto dei salari degli insegnanti, in scatti di competenza dati per legge solo al 66% dei docenti di una scuola. Sarebbe come entrare in una classe a settembre e dire agli allievi che per legge verranno promossi solo i due terzi di loro. Lo strapotere dei presidi, il sistema “tessera a punti” per la carriera dei docenti e la chiamata diretta sono la ciliegina sulla torta di un modello aziendalistico di scuola che ci saremmo aspettati dalla Gelmini ma non certo dal PD”.

La proposta del M5S va nella direzione opposta: “In una fase transitoria che va dal 2015 al 2020 prevediamo un piano di assunzioni che, in subordine alle graduatorie ad esaurimento, assorba per scorrimento anche i precari della seconda fascia delle graduatorie d’istituto. Prima grande differenza con la proposta targata PD: loro proseguono sulla strada delle discriminazioni, noi abbiamo studiato la soluzione più equa per appianare le disparità di trattamento generatesi negli anni. Vogliamo garantire la certezza del diritto e il rispetto della normativa europea anche laddove sancisce che i lavoratori precari non vengano trattati meno favorevolmente dei lavoratori a tempo indeterminato”.

Bisogna poi smettere di chiedere ai docenti di fare volontariato. Secondo la Chimienti gli allievi hanno bisogno di insegnanti stabili e di progetti didattici duraturi. La dispersione scolastica si può combattere solo ripristinando il tempo pieno nella scuola primaria e seguendo da vicino i ragazzi in difficoltà lungo tutto il loro percorso, con recupero e sostegno. Questo però richiede investimenti nella scuola, non tagli di qua per rimpinguare di là.

Per quanto riguarda gli scatti stipendiali, basterebbe sbloccare l’annualità 2013 (che è ancora bloccata) e garantiamo il pagamento degli scatti stipendiali anche ai docenti precari, che in Italia hanno gli stessi doveri ma molti meno diritti dei colleghi di ruolo.

Secondo la Chimienti poi, oltre al ricatto delle assunzioni, c’è un altro mostro che si aggira nel mondo della scuola: l’organico funzionale. E’ il “mostro” concepito nella Buona scuola, ossia docenti che, dopo decenni di precariato, dovranno essere disponibili a tutto: ad essere assunti dall’altra parte d’Italia, a svolgere attività diverse dall’insegnamento, a fare da “tappabuchi” in scuole anche lontanissime tra loro, addirittura a insegnare materie “affini” alla propria! Alla faccia del merito e delle competenze, verrebbe da dire.

Come saranno poi i nuovi concorsi? La proposta del M5S prevede a partire dal 2020, dopo l’assorbimento del precariato attuale, concorsi annuali basati sul fabbisogno e aperti a tutti i laureati quinquennali. Si tratterà di un concorso diverso da quello in vigore oggi, che dà accesso al TFA (neghiamo pure il valore concorsuale come da DM 249 del 2010, ma si tratta a tutti gli effetti di un concorso e anche molto selettivo!): via l’assurda preselezione iniziale a crocette, nozionistica e piena di errori, che nulla ha a che vedere con le conoscenze che vanno testate negli aspiranti docenti. Il superamento del test psico-attitudinale e del concorso darà accesso a un anno di tirocinio in classe sotto la guida di un docente con esperienza, un percorso che davvero valorizzerà l’aspetto pratico della professione. Non si tratterà quindi di ripetere l’ennesimo anno di corsi universitari teorici e inutili (le scuole di specializzazione saranno totalmente slegate dalle università, resteranno solo gli esami di pedagogia e didattica da svolgere presso la facoltà di Scienze della Formazione), l’esperienza diretta in classe sarà il vero fulcro della formazione. L’anno di tirocinio sarà retribuito, come avviene per tutte le altre professioni, e al termine una prova finale testerà le competenze didattiche e relazionali acquisite. A questo percorso seguirà l’immissione in ruolo, tassativamente entro tre anni. Qualora ciò non avvenisse, per ogni anno di ritardo lo Stato dovrà corrispondere al docente un risarcimento economico. Questa norma garantirebbe anche l’adeguamento alla direttiva europea 99/70 che chiede espressamente che gli stati membri adottino nella loro normativa misure di prevenzione e sanzione contro l’abuso dei contratti a termine. Cose che l’Italia non ha mai introdotto.

Bisogna crederci? Forse di un politico come la Chimienti, che, in un anno, ha restituito allo Stato metà del suo stipendio, equivalente a circa 70mila euro, ci si può fidare.