Se non fosse morta il 31 marzo del 1945 nel campo di sterminio e torture di Bergen Belsen per tifo esantematico, a pochi giorni di distanza dalla sorella maggiore Margot, oggi Anna (Anne) Frank avrebbe 93 anni. Di lei e della sua breve vita resta però una traccia memorabile, il suo celebre diario, e in questi giorni, a ricordo dell’adolescente tedesca, sono ancora molti coloro, tra i milioni di lettori che su quelle pagine hanno trascorso attimi di pura empatia, a ripercorrere nella sua opera unica il dramma di una ragazza e quello di un popolo.
Anne Frank, italianizzato in Anna, nasce a Francoforte sul Meno nel 1929 e la sua famiglia di religione ebraica si trasferisce nel 1933 in Olanda per sfuggire alle persecuzioni naziste. Qui si svolse per qualche anno l’attività di Otto Frank, il padre di Anne, un imprenditore previdente che intuì da subito i pericoli a cui lui e la sua famiglia stavano andando incontro, e che riuscì a creare un appartamento segreto, posto sopra i locali dell’ufficio, la famosa casa sul retro, dove i Frank dal luglio 1942, per oltre due anni, riescono a nascondersi. Poco prima, in occasione del suo tredicesimo compleanno la giovane Anna aveva ricevuto un diario, che da quel momento diventa il luogo della memoria e del conforto per la ragazza. Il diario prenderà il nome di Kitty, l’amica immaginaria che la giovane non ha la possibilità di avere e con la quale potrà invece dialogare e raccontare confidenze, pensieri segreti e emozioni.
Nelle sue pagine i lettori di tutto il mondo hanno sofferto la sua estenuante clausura, i suoi desideri di chiacchiere, di libertà, di amici, di esser sola, desiderio… di piangere, le sue paure e i suoi pensieri, anche a poche ore dalla deportazione, quando scrive a Kitty chiedendole il significato del fastello di contraddizioni, insito negli esseri umani e nella storia drammatica che lei sta vivendo in prima persona. Il 4 agosto 1944 la famiglia Frank sarà scoperta dalla Gestapo e poi deportata ad Auschwitz, dove la madre Edith morì. Successivamente le ragazze Frank furono trasferite a Berger Belsen, dove una giovane infermiera olandese, Janny Brandes-Brilleslijper, che nel lager aveva stretto amicizia con le due ragazze e assistito alla morte di Anna, seppellì personalmente i cadaveri in una delle fosse comuni del campo e, subito dopo la liberazione, scrisse a Otto Frank comunicandogli la tragica notizia. Otto Frank fu l’unico a sopravvivere nei campi di concentramento. Rimase sempre ad Auschwitz e venne liberato nel 1945 dall’esercito sovietico. Una volta tornato ad Amsterdam, i suoi amici Miep e Jan Gies gli consegnarono il diario di Anna. Otto stesso revisionò il manoscritto e decise di farlo pubblicare nel 1947.
Non dimentichiamo anche l’attenzione del cinema alla tragica vicenda della ragazza tedesca, a lei infatti si sono ispirati numerosi registi e autori, tra questi Vite parallele, del 2019, documentario a cui dà la voce Helen Mirren, e Freedom writers, del 2007, che narra la storia di un’insegnante californiana, che trae da Anna Frank e dal suo Diario l’ispirazione per dare ai suoi allievi risorse per affrontare la vita.
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