Oltre 300 mila docenti hanno più di 55 anni: sono un esercito di vulnerabili, i più soggetti al Covid, a scuola, laddove avessero già, pregresse, una o più patologie. Sono il personale fragile (e includiamo gli Ata naturalmente, altre diverse decine di migliaia, e chiunque altro, con la stessa anagrafica, operi all’interno della scuola), che al pari degli studenti fragili, va messo al sicuro. Cosa fare per loro? Come proteggerli da una possibile seconda ondata epidemica, pur permettendo loro, al contempo, di lavorare?
Il protocollo di sicurezza cita brevemente la categoria dei “lavoratori fragili” e lo fa in questi termini:
Il Ministero si impegna a:
A questo punto siamo in attesa di tali “indicazioni precise in ordine alle misure da adottare nei confronti dei cosiddetti lavoratori fragili”.
La check-list di Cisl scuola che abbiamo citato in altri articoli si fa carico di questa preoccupazione e suggerisce al Dirigente Scolastico di mettere in atto una serie di azioni e controlli che tutelino docenti e ata non più giovanissimi. In particolare al punto 16 la check-list rammenta ai presidi quanto segue:
Anche in questo caso diventa fondamentale il raccordo tra il sistema scolastico e il sistema sanitario, che ci pare sin d’ora la chiave di volta di questo prossimo anno scolastico, ciò che ci aiuterà a “sfangarla”, per dirla brutalmente.
Ma al di là delle questioni strettamente sanitarie, ci sentiamo di aggiungere un altro check alla lista, di natura didattica stavolta: è stato previsto un protocollo didattico che permetta ai lavoratori fragili di lavorare a distanza, secondo le modalità della DaD o della DID anche qualora gli alunni lavorassero in presenza? Insomma, gli alunni in classe, il docente sullo schermo: potrà essere un’opzione?
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