Il presidente del Consiglio Draghi, anticipando i tempi e senza porre alcun dubbio proveniente da un possibile rialzo del contagio, ha comunicato il rientro a scuola in presenza anche in zona rossa.
Mi chiedo, come del resto stanno facendo tanti docenti e genitori, cosa possa essere cambiato rispetto a meno di un mese fa quando lo stesso Draghi e il neo ministro per l’Istruzione, prof.Bianchi, affermavano di essere molto preoccupati per l’incidenza del contagio da variante inglese proprio tra i giovani.
Lo stesso ministro ribadiva il concetto ospite a “che tempo che fa” intervistato da Fabio Fazio per poi smentirsi pochissimi giorni dopo sostenendo l’idea di far tornare i ragazzi in classe anche in zona rossa.
Il presidente Draghi comunque cercava di rassicurare la schiera dei “prudenti” affermando “che il ministro avrebbe provveduto a che tale rientro avvenisse in modo ordinato” e qui mi pongo una nuova domanda: cosa intende l’illustre presidente del consiglio col termine “ordinato”?
Forse gli alunni saranno tutti pronti in fila per due all’ingresso ben distanziati o che i dirigenti saranno impegnati nel far controllare che gli stessi siano ben vestiti e pettinati?
Mi si perdoni la vena ironica ma mi verrebbe davvero da ridere se il 7 aprile il ministro, nonostante la nuova minaccia delle varianti da lui stesso paventata, provvedesse a dare il via al rientro con le stesse deboli certezze del passato a partire dal famoso metro tra le rime buccali con aule stracolme di alunni.
Spero davvero che il nuovo ministro consenta un rientro che non faccia riferimento alle regole scritte dal Cts nell’ormai lontano agosto del 2020 quando i dati del contagio erano bassi e delle varianti non si vedeva nemmeno l’ombra.
Forse è vero che le scuole non si configurano come ambienti dove il contagio possa nascere ma ormai sappiamo bene come le stesse possano invece essere un formidabile vettore diffusivo. Sarebbe finalmente il caso di trattare la scuola e chi ci lavora ogni giorno, ds, docenti, alunni, personale ata, con la dovuta attenzione: non bastano piú gel disinfettante all’ingresso, frecce e freccette a indicare percorsi e distanziamenti e tanto meno il metro tra le “rime buccali” come se gli alunni fossero esseri inanimati!
Non può bastare la somministrazione della prima dose del vaccino a gran parte dei docenti. Ora tocca passare ai fatti: investire per rendere davvero le aule più sicure e penso ai depuratori d’aria giá esistenti da anni in altri paesi europei e intanto diminuire drasticamente il numero di alunni a 10/15 per classe anche attraverso doppi turni e in tutti i gradi scolastici, in attesa di realizzare finalmente una legge che annulli definitivamente le cosiddette classi pollaio.
Confidiamo tutti nelle buone azioni del nuovo ministro.
Dino Bocchetti
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