Il rinnovo del contratto pubblico: priorità assoluta

Ormai gli italiani perbene, hanno tutti compreso senza ombra di dubbio,che questo governo screiterato, ha fatto, in questi anni di renzismo oscurantista, gli interessi di tutti (banche e lobby) tranne che dei lavoratori onesti. Questo governo di individui de-eticizzati, servi dei poteri forti, ha solo distribuito in modo clientelare in malo modo e in mala fede, miliardi di euro a destra e a manca miliardi elargiti alle cooperative sedicenti pro immigrati e alle banche il cui  discutibile salvataggio, ha favorito spudoratamente i manager e i banchieri invece di mandarli in galera dal momento che hanno rovinato migliaia di famiglie e risparmiatori mandandoli in mezzo a una strada.

Questa è l’Italia, un paradosso grottesco e inquietante. Invece quando si tratta della sanità pubblica e della scuola statale, assistiamo alla solita litania, ci viene propinato indegnamente il solito copione squallido: i Ministri all’unisono sornioni e a gran voce ripetono ”per voi non ci sono risorse”.

A Gentiloni, Padoan, Fedeli, chiediamo perentoriamente e con fermezza di rinnovare il contratto ai pubblici dipendenti senza esitare, gli stipendi dei pubblici dipendenti sono al limite della sopravvivenza, bisogna adeguare gli stipendi all’inflazione e al costo della vita, e ripristinare immediatamente la vacanza contrattuale, un governo che ignora e maltratta i docenti e i pubblici dipendenti non è degno di considerazione.

L’ossatura di una società civile si basa sul servizio pubblico, sull’erogazione dei servizi necessari che uno Stato deve garantire per tutelare i diritti dei cittadini, diritti sanciti dalla Costituzione.

Il buon andamento e il corretto funzionamento della cosa pubblica con le sue ramificazioni dei servizi a tutela di tutti rappresentano e sono l’espressione di una civiltà giuridicamente evoluta i cui attori attivi principali sono appunto i pubblici dipendenti senza i quali i servizi non esisterebbero. Perciò lo Stato non può e non deve mortificare la dignità dei suoi dipendenti, docenti inclusi che rappresentano lo scheletro intrinseco e ontologico della società civile.

L’Italia riparte solo se si investe seriamente nel settore pubblico, con un rinnovo del contratto degno e serio, e non con mancette e marchette inaccettabili.

Siamo stufi di assistere e di subire solo ingiustizie sociali che hanno creato solo un clima di incertezza e di prostrazione. Il governo deve assumersi da ora in poi, le sue responsabilità morali e civili e le conseguenze nefaste in caso di scelte scritierate.

di Michele Orabona

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