Col rischio virus si è posto pure il problema degli esami per accedere al numero chiuso nelle università, garantendo il distanziamento personale.
E allora, tra le ipotesi che stanno assumendo una sempre maggiore concretezza all’interno degli organi d’ateneo, c’è la possibilità di saltare il consueto esame in presenza dentro aule affollate e introdurre il voto degli esami come criterio di sbarramento.
«Il rettore e l’amministrazione non intendono fare né i test di accesso per i corsi a numero programmato locale, né introdurre la modalità Tolc@casa, che prevede l’utilizzo di dispositivi mobili piuttosto costosi», viene spiegato dal coordinatore dell’Unione degli universitari-Das di Pisa. «L’adozione del voto di maturità come criterio per ammettere o meno gli studenti che escono dalle scuole superiori è già in discussione negli organi periferici dell’università. Inizialmente c’era solo il voto di maturità, poi forse si sta pensando di introdurre anche una soglia nella quale si prevede un ulteriore accertamento delle conoscenze».
Sembra dunque che la maggior parte dei membri dei consigli di dipartimento sia a favore di questa ipotesi, mentre per i corsi di Lingue, si vorrebbe aggiungere al risultato della prova di maturità anche i voti ottenuti dagli alunni nelle varie lingue di studio nel corso dell’ultimo anno scolastico. «Una volta concluse tutte le consultazioni all’interno dei vari corsi a numero programmato, il materiale arriverà agli organi centrali e verrà votato».
Nello specifico, si aspetta intanto il 29 maggio, quando ci sarà il Senato accademico.
Tuttavia, come sempre in queste decisioni, ci sono anche i contrari, come l’associazione degli universitari: «Il voto di maturità creerebbe troppe disparità tra territorio e territorio, ma anche tra i diversi istituti e scuole. Senza contare che non c’è stato alcun preavviso per gli studenti. Per questo le nostre proposte prevedono l’introduzione, per quanto possibile, di test orali per la valutazione delle conoscenze, anche se ci è già stato detto di no a causa dell’elevato numero di possibili iscritti, che impegnerebbe le commissioni per oltre un mese solo per un test di accesso. L’altra nostra proposta, presa in considerazione, è la sospensione per quest’anno del numero programmato. Tuttavia, si tratta di un provvedimento complesso perché se soltanto Pisa togliesse a livello locale il numero di accesso per alcuni corsi, c’è il rischio di creare una sovra-iscrizione e quindi una disparità con gli altri atenei».
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