Categorie: Politica scolastica

Il ruolo è un diritto dei lavoratori, non un regalo di Renzi!

  • Abolizione degli scatti di anzianità.

  • Mobilità coatta su tutto il territorio nazionale e tra diverse classi di concorso.

  • Progressioni di carriera legate al merito, cioè all’arbitrio dei presidi-manager.

Questa è la contropartita che il governo chiederà ai lavoratori in cambio dell’innegabile diritto alla stabilizzazione: l’applicazione alla scuola della “dottrina Marchionne”, lavoro in cambio di diritti, rinuncia alle garanzie in cambio di un lavoro stabile.

Da parecchi mesi fioccano in tutta Italia (Trapani, Bari, Terni, Nuoro solo per citare alcuni casi) sentenze di giudici del lavoro che riconoscono ai docenti che abbiano sottoscritto tre contratti a tempo determinato il diritto all’immissione in ruolo.

Si attende a breve il pronunciamento della Corte di giustizia europea su questi temi e, poiché le disposizioni europee in materia di contratti a tempo determinato prevedono, senza alcuna ambiguità, la stabilizzazione dopo tre contratti a tempo determinato, l’esito di tale pronunciamento appare decisamente scontato.

Inoltre, una sentenza della Cassazione dello scorso dicembre riconosce comunque ai precari della scuola il diritto al risarcimento del danno per illegittimità e abuso dei contratti a termine.

Qualora le 150.000 immissioni in ruolo sbandierate dal governo si rivelassero reali si tratterebbe semplicemente di una scelta obbligata, non del progetto lungimirante di una nuova stirpe di politici illuminati. Negare le immissioni in ruolo comporterebbe per l’Italia, in caso di sentenza europea favorevole ai precari, il pagamento di una multa pesantissima. Con le immissioni in ruolo di serie B previste dal programma denominato “La buona scuola” il governo Renzi otterrebbe il doppio risultato di evitare le sanzioni europee e tenere a bada in vista del rinnovo del contratto CGIL, CISL UIL, GILDA e SNALS, che infatti finora si sono limitati a vaghe dichiarazioni generiche e inutili raccolte di firme che denotano solo scarsa determinazione nel contrastare i piani del governo.

Siamo convinti che l’unica strada da seguire al momento sia ricorrere ora, prima possibile, al giudice del lavoro, per garantirsi il diritto alla stabilità assieme ai quei diritti, seppure limitati, di cui godono oggi i lavoratori della scuola, prima che il progetto del governo cominci il suo iter.

L’USB è pronta a ricorrere al giudice del lavoro per ottenere la stabilizzazione dei lavoratori. Contattateci per partecipare al ricorso.

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