Le forme del rispetto a scuola sono praticamente scomparse. Un tempo all’ingresso dell’insegnante in classe la classe si alzava in piedi e salutava con il buongiorno. Ora non più in quanto vige l’anarchia totale.
L’ingresso dell’insegnante avviene in un clima di indifferenza e di apatia e l’alunno “vede” la scuola come un luogo di supplizio e di sofferenza. Ciò è generato da una scarsa considerazione che la società civile ha verso l’istituzione scolastica.
Per cui si ha una percezione nulla verso la figura del docente che viene vista come una persona che svolge una professione fallimentare, una persona che parla agli alunni, li intrattiene, li tiene a bada: insomma trascorre con loro un pezzo della giornata.
Una persona che fa cultura, che trasmette formazione, è considerato dalla società contemporanea un “qualunquista”, uno che non muove l’economia, che non produce ricchezza per la Nazione e, quindi, di conseguenza, non merita rispetto, non merita di essere valorizzato dallo Stato etc.
Questa è purtroppo la “brutta faccia” della scuola, quella più ignobile, quella più vergognosa che la società civile si rifiuta di “vedere” e volge la testa dall’altra parte…Salutare, alzarsi in piedi all’ingresso dell’insegnante in classe è segno di rispetto, ma soprattutto di educazione, di quell’educazione più elementare che non solo la scuola dovrebbe inculcare nei ragazzi, ma soprattutto la famiglia.
E qui torniamo sempre al punto di partenza, quello di un cane che si morde la coda: l’educazione la devono impartire i genitori.
Se non lo fanno i risultati sono quelli sempre più evidenti, cioè di uno scollamento profondo tra la società di ieri che insegnava i valori, il sacrificio, la fatica quotidiana e quella di oggi che blatera il perbenismo ammantato e falsato, il lassismo e la mancanza di regole condivise.
Mario Bocola