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Il saluto romano e l’ultradestra: reato solo ai sensi della legge Scelba

La Cassazione, a Sezioni unite, ha deciso: il saluto romano è una apologia di fascismo, ma diventa reato ai sensi della legge Scelba solo quando per le modalità e il contesto integra il “concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista”. Se invece è una semplice commemorazione, per la Cassazione è solo folklore nostalgico, anche se si tratta di “un rituale evocativo della gestualità propria del disciolto partito fascista”.

In altre parole dunque il saluto romano, sfoderato per una commemorazione, come quella di Acca Larenzia a Roma del 7 gennaio scorso, non costituisce reato, cosicchè il presidente del Senato Ignazio La Russa ha potuto dire: “rispettoso riconoscimento di una sentenza che si commenta da sola”.

Anche quelli di Casapound soddisfatti: “Una vittoria che finalmente mette fine a una serie di accuse che non avevano alcun senso, con buona pace di chi, ad ogni -Presente!-, invoca condanne e sentenze esemplari. Mette la parola fine anche alle polemiche indegne che si sono scatenate dopo la commemorazione di Acca Larentia”.

Ma non si esaurisce solo con queste dichiarazioni la portata della sentenza della Cassazione. Infatti verrà annullata la condanna nei confronti degli 8 organizzatori di una commemorazione tenutasi a Milano nel 2016 in memoria di Sergio Ramelli, un giovane di destra sprangato a morte e alla quale parteciparono circa mille persone, che alla fine salutarono con il braccio alzato. Infatti, come è stato già detto, il saluto romano è considerato reato solo in presenza del “concreto pericolo”, altrimenti è solo folklore.

Non verrebbe allora accolta la richiesta del pg che, nel chiedere la conferma della condanna agli 8 organizzatori, ha sostenuto che “il saluto fascista rientra nel perimetro punitivo della legge Mancino quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico”.

Commenta qualche magistrato: “L’articolo 5 della legge Scelba del 1952 vuole tutelare le istituzioni democratiche, esposte al pericolo dalla diffusione di idee che si ispirano alla ideologia e ai metodi del fascismo. Diverso è se a fare il saluto romano sono due o poche persone, in un contesto raccolto, invece che cento o mille, con ritualità solenni e con una manifestazione che si sviluppa per le vie cittadine”. 

In ogni caso si attendono le motivazioni che chiariranno ulteriormente la sentenza e che hanno “riqualificato” i fatti ai sensi della legge approvata nel 1952 e in particolare nell’articolo in cui si afferma che “chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni e con una multa”.

Dice il leader di Azione, Carlo Calenda: “Credo che il problema vada spostato tutto su un altro piano: il problema non è il fatto che in Italia ci siano dei fascisti perché ci sono in tutti i Paesi; penso che il vero problema sia culturale cioè il fatto che tanti italiani pensino che il fascismo in fondo sia stata una cosa che ha fatto anche cose buone e che abbia sbagliato solo ad allearsi con Hitler”.

Pasquale Almirante

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