“Il sangue della Montagna” dello scrittore Massimo Maugeri, edito dalla Nave di Teseo, è definito romanzo mondo per l’intreccio di eventi che fanno riferimento anche al sistema globale, per la complessità della narrazione in cui predominano il tema del doppio, della follia, i drammi familiari e le crisi d’identità. I filoni principali delle eruzioni della Montagna, considerata come la “Madre”, dell’economia umana, delle varie vicissitudini dei personaggi principali Marco Cersi e Paola Veltrami, sono espressi in una scrittura che rende fluida e coinvolgente la lettura nonostante il volume delle pagine. Le parti descrittive del romanzo seguono le parti narrative come in uno sfondo cinematografico e fanno vivere al lettore gli eventi e gli stati d’animo di tutti i personaggi.
La prospettiva della narrazione cambia nei personaggi principali, il narratore diventa personaggio e anche scrittore: Marco Cersi annota tutti i suoi pensieri, eventi, problemi, lettere mai spedite nelle “Riflessioni estemporanee di un pragmatico sognatore”, la scrittura di questo diario è per lui una terapia e gli permette di osservare la sua esistenza. Paola s’interroga e riflette con la sua vocina che ritorna sempre, “Paola, Paoletta cara”. E poi ci sono i fantasmi e la follia che accompagnano i personaggi evidenziando le loro ossessioni, le loro ansie e paure.
Il leit motiv del romanzo è la Montagna, “Sua Signora del magma”. Il vulcano è considerato femmina e distrugge tutto, ma la sua pietra trasformata in tartarughe “liberate” da Don Vito Terrazza, alimentano l’artigianato locale e diventano la vita dell’impresa MCLavart di Marco che cerca di vendicarsi della Montagna che “tutto dà e tutto toglie, tutto toglie e tutto dà”. E poi vi è la Pastarealeria di Paola, i suoi “versi da mangiare”: sfoglie di pasta reale a forma di pergamena contenenti versi di poesia dedicati alla Montagna e alla lava da Don Vito in lingua siciliana. Nel racconto s’intrecciano le difficoltà economiche e finanziarie delle due attività artigianali in cui si sviluppa il progetto di Economia umana di Paola, quasi un monito alla crisi economica odierna che viviamo. “Il sangue della Montagna” può essere considerato anche un romanzo di formazione dal punto di vista ambientale, economico e interpersonale.
La Montagna ha un ruolo importante per la conoscenza delle sue eruzioni, della vegetazione, dei paesi circostanti, della vita presente nel territorio: “una umanità intera… che da essa si allontana come un gregge senza pastore, ma che a essa avrebbe fatto ritorno. Le Riflessioni estemporanee sono un diario importante per la conoscenza della Montagna in quanto Marco parla di corsi per giovani esploratori, che lui ha seguito, del rischio vulcanico, dei vari tipi di eruzione e della loro intensità, del Vademecum di regole da osservare per arrivare a una formulazione di un decalogo per tutto quello che si deve poter fare e non fare.
Dal punto di vista economico Paola Veltrami cerca di realizzare il suo progetto di Economia umana, la possibilità di creare un mondo migliore, meno assoggettato alla finanza, creando un gruppo social denominato appunto Economia umana che è molto seguito da diversi parti del mondo: mettere l’uomo al centro del sistema economico, un concetto molto attuale e realistico per la crisi economica e finanziaria che subiscono gli imprenditori e che porta alla chiusura delle attività. Il progetto permette infatti di denunciare le scorrettezze del mercato, di formare la gente sulle nozioni di economia e finanza.
Dal punto di vista interpersonale emerge il personaggio di Paola con le sue relazioni con la figlia Silvia, con Marco Cersi e con i fantasmi delle persone morte. La figlia Silvia le provoca non solo ansia, ma le dà anche problemi; emozioni e sentimenti prendono l’essere di Paola che cerca di reagire. Una madre che non sa adottare il giusto comportamento nei confronti della figlia che ama rinchiudersi nella sua stanza e lei cerca di non irritarla perché le torna in mente l’episodio del tentato suicido. Riflette e si rende conto che non bisogna farsi dominare dalle angosce, dalle ansie, è molto efficace ed importante fare un’analisi delle emozioni partendo dal concetto di autostima, accettazione di sé e Paola cerca di riconoscere le emozioni al fine di interpretarle e gestirle per superare gli eventi negativi, ma non le è facile soprattutto perché il marito non c’è più. Paola è addolorata, ma non si arrende e cerca di riprendersi facendo dei respiri profondi, la tecnica della respirazione profonda permette d’indirizzare l’energia emozionale per agire; quando si respira profondamente si ha la padronanza della situazione perché si mette in comunicazione il corpo con la mente. Infatti Paola ricorre alle sue tecniche di respiro per riprendere la padronanza del suo essere ogni volta che è presa dall’ansia, dalle paure. Il rimbalzo della pallina da tennis generato da sua figlia, e tradotto in una forma onomatopeica “Bum,Ton, Plat”, accompagna i battiti del suo cuore e la sua sofferenza. È una madre sconvolta che vede la figlia allontanarsi per andare a vivere a Londra, ma accetta il suo diritto di decidere del proprio futuro. Tuttavia il non avere sue notizie la divora e la porta a partire per Londra: una madre disperata alla ricerca della figlia. La pallina di tennis è l’unica cosa che le resta, è lo strumento che le permette di scaricare le sue angosce, le sue sofferenze, ma si rende conto che il dolore deve essere arginato. E qui entra in gioco la scrittura che dà la possibilità di salvarsi dalla propria angoscia, che offre occasioni di riscatto anche di fronte a drammi apparentemente irrimediabili.
Il rapporto di Paola con Marco Cersi si basa all’inizio sulla condivisione dei problemi economici, il loro primo incontro nel laboratorio di Don Vito sfocia in una relazione più intensa che porta Paola ad avere dei sensi di colpa nei confronti del marito Tony. Paola è attratta da Marco a cui può confidare le sue difficoltà, le sue ansie e paure per la figlia, ma il senso di colpa per il marito e l’assenza di Silvia le impediscono di stare insieme a lui.
E poi ci sono i fantasmi che non abbandonano Paola, soprattutto quello ricorrente del marito per il tentativo di suicido della figlia. I morti hanno un ruolo importante nella vita di Paola, che decide di rielaborare ed approfondire il concetto di fantasmi: “la nostra esistenza pullula di fantasmi generati “tutte le volte che pensiamo alle persone che abbiamo incrociate nella nostra vita o a noi stessi in un tempo passato (…)”.
Tutto questo è “Il sangue della Montagna”: un romanzo da scoprire, in cui gli eventi s’intrecciano in un’atmosfera di suspense coinvolgendo il lettore anche emotivamente nella loro interpretazione.
Maria Genchi
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