Il ministro Valditara torna parlare di dare dignità ai docenti e cita addirittura il libro Cuore di De Amicis: “il signor maestro”, per sottolineare appunto che quella rispettosa riconoscenza nei confronti del prof era quasi un atto dovuto, uno spontaneo segno di stima per chi ogni giorno portava conoscenza e cultura, educazione e sapienza in classe. Che all’epoca non erano a portata di tutti ma di sole poche persone e da quelle sole poche persone gli alunni e i genitori si aspettavano tutto e tutto ricevevano. Ma non solo. I termini più elementari della convivenza civile, a cominciare dai comportamenti, erano appannaggio sempre degli uomini istruiti, come la conoscenza della Legge e della geografia, della matematica e della lettura. E perfino delle buone maniere.
Da qui discendeva quel rispetto di cui parla oggi il ministro, citando Cuore, e che vorrebbe rispristinare: purtroppo non si può fare né con l’imposizione né con le leggi né con nessun altro strumento visibile e tangibile che non sia l’esempio.
E non c’è altro.
Sul piano delle conoscenze, la cultura è a portata di mano di tutti, per cui quando un docente sbaglia o innesca qualche svarione è facilissimo sventarne le trame. E ancora. Spesso i ragazzi, sul piano almeno delle nuove tecnologie, la sanno più lunga dei loro prof, per cui li possono sgamare quando e come vogliono. Inoltre quella distanza rispettosa tra docente e discente, quel distacco professionale fra chi è portatore di conoscenza e di cultura e chi non lo è, fra chi deve giudicare e chi deve essere giudicato, fra chi deve valutare e chi deve essere valutato è diventata una chimera, preferendo molti docenti usare e mantenere pericolosi atteggiamenti amicali per trarne consensi. Ma questo comportamento innesca pure rapporti paritari che possono pure sfociare in ribellioni irrispettosi, perfino pacche tra amici.
In tutto questo si innesca pure quell’esempio di rigore nel rispetto delle regole che tanti docenti non seguono, per cui i ragazzi si adeguano, travalicando perfino le devianze del loro maestro.
Ma non è finita qui.
Il ministro Valditara è anche lui, coi suoi colleghi di questa legislatura ma anche delle altre, una delle cause di tale degrado della scuola e di conseguenza del tramonto del signor maestro, non solo per i mancati finanziamenti per rendere belle le aule e gli ambienti, ma pure per i giri vorticosi di supplenze e supplenzine, per una mancata logica riformatrice della scuola nei termini in cui il nuovo millennio la vuole e la pretende. Anche dal punto di vista dell’edilizia.
E ancora: non fa bene ai ragazzi assistere alle volgarità che deputati e governanti ogni giorno si scagliano l’uno contro l’altro, né alle comparsate televisive di taluni cosiddetti “anchorman/woman” le cui sconcertanti esternazioni, se lasciano indifferente un adulto, possono creare danni ai giovani.
Diciamo altro su questo versante? Ci mettiamo i cori razzisti e le violenze negli stadi?
Ma il punto centrale allora qual è? Come riportare rispetto e dignità professionale al signor maestro?
Non pare difficile se la politica fa il suo dovere, e non già solo aumentando lo stipendio ai prof, ma mandando in classe personale di ruolo e soprattutto preparato, in grado cioè di affrontare le conoscenze del nuovo millennio, saperle conoscere e riconoscere. Ritornare a essere stregone nella tribù, condottiero del popolo che si vuole portare al di là del mare. Sapiente e saggio. Punto di riferimento della classe. Dotto. Pronto a rispondere a qualsiasi quesito. Un superuomo insomma. Ma non già nella forza, ma nella padronanza sicura della sua materia e della didattica che ad essa conduce.
I frati domenicani per sconfiggere le eresie sfidavano i teologi avversari dai pulpiti delle chiese e per potere dimostrare la falsa dottrina imparavano la Bibbia a memoria. Non diciamo di arrivare a tanto, ma mandare in cattedra docenti preparati a raccogliere le sfide del millennio è un obiettivo irrinunciabile, insieme a quello di ridare rigore alla politica, indicando i possibili esempi a cui i giovani amano fare riferimento.
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