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Il Sisa si batte per l’euro in Italia, ma in un’Europa più solidale

Il ritorno alla lira sarebbe una catastrofe epocale, non solo avremmo una moneta di nessun valore internazionale e molto più ricattabile a livello planetario, ma non potremmo nemmeno comperarci i pomodori, non solo un computer nuovo, il mercato mondiale in euro/dollaro/yuan uscirebbe dalle possibilità degli italiani. Niente pomodori spagnoli, niente olio d’oliva spagnolo, solo metà pomodori e metà olio sulle nostre tavole rispetto a oggi. Ritorno all’abaco e alla macchina da scrivere, basta tablet e computer.
L’Italia ogni anno dovrebbe comperare materie prime energetiche e alimentari a prezzi in euro/dollaro/yuan per valori inaccessibili, non potremmo più comperare petrolio, gasolio e metano, ma nemmeno cacao, basta Nutella.
Per carità il SISA è per il “chilometro zero” e il consumo dei prodotti del territorio, ma oggi il 50% dei consumi alimentari degli italiani viene dall’import. Se si rinuncia all’euro, si dimezzano i prodotti nei supermercati e nei frigoriferi di casa, una magra prospettiva, una cura dimagrante forse salutare, ma del tutto involontaria.
Fine degli aerei a basso costo per gli italiani, resterebbero solo quelli che portano nel Belpaese e riportano nelle loro patrie i turisti stranieri, i quali aumenterebbero anch’essi per numero, ma le entrate in valore assoluto sarebbero molto più basse, essendo la neo-lira di nessun valore.
Per il riscaldamento e le automobili, senza petrolio, gasolio e benzina, o si passa al solare e alle vetture elettriche o sarà meglio preparare i maglioni pesanti da mettere in casa in inverno e tirare fuori dalle cantine le biciclette.
Il bilancio dell’export migliorerebbe sensibilmente nei numeri assoluti relativi alle merci esportate, ma non nei fatturati, che anzi, legati a una moneta debolissima, crollerebbero. Gli italiani lavorerebbero molto di più per guadagnare molto di meno.
Semplifichiamo, perché si capisca. Oggi una ditta di bicchieri ne vende due a un euro l’uno, incasso due euro, domani ne venderà quattro con incasso totale in nuova valuta, la neo-lira, equivalente a un euro. Ovvero si raddoppierà il lavoro e si dimezzeranno entrate e salari. I lavoratori avranno modo di lavorare 50 ore la settimane per un salario miserevole. A quel punto non solo niente gita a Parigi con aereo a basso costo, niente gita al mare la domenica d’estate.
Il debito pubblico ucciderebbe il paese, dovendo pagare interessi enormi sui titoli di stato. Non ci sarebbe quindi alcuna ripresa economica, l’obbligo di copertura del debito, non più verso l’Europa, ipotizzando anche la cancellazione del debito pregresso, ma verso gli acquirenti dei nuovi titoli a livello nazionale o internazionale in lire sarebbe esorbitante.
Il maggiore export, a patto che si riesca con l’eolico a non importare energia, altrimenti le aziende chiuderanno e basta, ben prima di vendere quattro invece che due bicchieri, essendo presumibilmente di volumi maggiori, ma in ogni caso di fatturati infimi e infinitamente più irrisori di oggi, non servirebbe a nulla.
L’Europa degli eurocrati è stata ed è devastante, è un disgraziato disegno liberista, ha come risultato quello di affamare i popoli europei.
Il SISA è da sempre, dal giorno della sua nascita, contro l’Europa della fame e delle banche.
Cambiare non solo si può, si deve.
Occorre più Europa e più solidarietà, ci vuole il reddito di cittadinanza, leggi comuni, regole comuni, non solo vincoli soffocanti.
Uscire dall’euro porterebbe allegramente un continente già in declino verso un rapido collasso, uno sprofondamento epocale, totale e irreversibile. Un continente triste e disgraziato, risucchiato nella marginalità della storia. In ogni caso non ci sarà mai più crescita, questo lo sappiamo bene, con o senza euro, con o senza lira, se ne convincessero tutte le europee e gli europei e i politici in particolare. Bisognerebbe studiare piuttosto le strategie per decrescere senza morire.
Altrimenti sarebbe meglio emigrare in Russia o in Cina.
Il futuro è nei BRICS, nelle nazioni emergenti.
 
Davide Rossi
Segretario generale Sisa (Sindacato indipendente scuola e ambiente)
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