Il sistema scolastico integrato. Perché non facciamo parlare il costo standard
Abbiamo ormai preso coscienza che, nonostante una struttura giuridica perfetta che ha anticipato l’Europa, ad oggi l’Italia presenta un sistema scolastico discriminatorio, farraginoso e faraonico, complicato nella normativa, dispendioso e aggravato di sprechi; un sistema col personale più demotivato e meno certificato, con un’altra percentuale di edifici scolastici fatiscenti; il più misterioso nella composizione e comprensione dei bilanci, anche per gli addetti ai lavori.
La legge 62/2000 che, sebbene abbia rappresentato un processo chiarificatore di quanto già scritto nella Carta costituzionale, è rimasta incompiuta perché non rende possibile l’esercizio della libertà di scelta della famiglia sotto il profilo finanziario.
Nel discorso che il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha pronunciato il 27 marzo 2014 alla VII Commissione del Senato passa la linea di intraprendere la madre di tutte le battaglie: dare ragione alla centralità della famiglia, sostenere il diritto costituzionale di scelta educativa dei genitori per i propri figli, in una pluralità di offerta formativa pubblica, statale e paritaria. È necessario considerare le spese per l’istruzione non come costi, ma come investimenti in capitale umano. Investire in capitale umano significa avere a cuore il futuro dell’Italia.
Il welfare non può sostenere oggi costi aggiuntivi. Bisogna quindi spendere meglio, applicando il principio di Sussidiarietà che, oltre ad avere una forte valenza etica, può produrre un risparmio economico fondamentale.
Qui si inserisce la proposta che “si faccia parlare il costo standard” per ogni allievo della scuola pubblica italiana, statale e paritaria. E’ questo l’“anello mancante” alla possibilità di ristrutturazione del sistema scolastico pubblico, come ha esplicitato un recente seminario di studio “Il sistema scolastico integrato. Perché non facciamo parlare il costo standard?” presso la Camera dei Deputati organizzato da Elena Centemero (Roma, 1° aprile 2014).
A supporto e completamento di ciò è necessario valorizzare l’autonomia delle scuole per incentivare la qualità e la ricchezza della diversità. La differenza sarà principalmente nell’identità di ciascuna scuola che sarà l’oggetto di scelta della Famiglia. Quest’ultima sceglierà sulla base dell’identità e dell’offerta formativa riconosciute più conformi alla propria linea educativa. Tale autonomia implica che lo Stato passi da soggetto Gestore a soggetto Garante del sistema scolastico nazionale. Decadrà l’inutile contrapposizione fra scuola pubblica, paritaria e statale, e sarà completata la legge n. 62/2000, nata monca, poiché non ha previsto che se pluralismo educativo deve essere, nulla la famiglia deve in fase di scelta.
Ritengo che individuare il costo standard non sia né complesso né impossibile; domanda piuttosto una serie di interventi a livello “macro” – come sopra accennato – e “micro”.
Quali gli interventi micro?
Accompagnare la singola scuola nei processi di rivisitazione degli assetti organizzativi e amministrativi.
Prevedere nuove figure con competenze organizzativo-gestionali.
Responsabilizzare la direzione e l’organico sulla sostenibilità dell’attività educativa, sia in fase di programmazione che di verifica.
Quali gli indici di verifica e controllo? Verificare l’utilità-efficacia della Spesa pubblica:
Efficienza: Verifica interna ed esterna degli assetti organizzativi e dei risultati conseguiti.
Efficacia: Valutazione che controlla, misura e certificata la qualità.
Misurazione degli apprendimenti.
Ne verrà di conseguenza una positiva concorrenza fra le scuole sotto lo sguardo garante dello Stato; un innalzamento del livello di qualità del sistema scolastico italiano con la naturale fine dei “diplomifici” e delle scuole che non fanno onore ad un Sistema Nazionale d’Istruzione d’eccellenza quale l’Italia deve perseguire per i propri figli; il riconoscimento e la valorizzazione dei docenti e del loro merito, come risorsa per la scuola e per la società; l’abbassamento dei costi.
Si innescherà così un ciclo virtuoso che porterà la scuola italiana a livelli europei.
A condizione che le scuole si aprano, che i bilanci siano trasparenti – come la costituzione prevede – e che non si aspetti ad agire. Trasparenza, equità, merito, libera scelta della Famiglia: l’appuntamento è per ieri.