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Il Sogno americano nella vittoria di Trump

La cosiddetta working class bianca, che ha pagato il prezzo più alto di una delocalizzazione industriale che in 35 anni ha ridotto del 36% dei posti di lavori manifatturieri, mentre dopo la crisi immobiliar-finanziaria del 2008 che ha visto le élite di Washington e New York spendere miliardi pubblici senza restituire sicurezza a chi l’aveva persa assieme al posto in fabbrica, i motivi della vittoria di Trump.

Per lui, specifica Il Sole 24 Ore, hanno votato  sette su dieci tra i bianchi di sesso maschile la cui istruzione si è fermata alla scuola dell’obbligo o alle superiori. Questa scelta, fatta da molti elettori che un tempo erano spinti dai sindacati a votare per il partito democratico, ha consegnato al candidato repubblicano Stati “ex industriali” della zona dei laghi quali il Wisconsin e il Michigan.

 

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La centralità della demarcazione di classe è stata confermata dal fatto che nella fascia elettorale di ceto e istruzione medio-bassi Trump ha vinto anche il voto delle donne, ottenendo 6 voti su 10, mentre complessivamente le donne hanno favorito Hillary Clinton 54 a 42 per cento.

Al successo di Trump, scrive Il Sole 24 Ore, hanno indirettamente contribuito due fenomeni di natura razziale: il calo di cinque punti di percentuale nella partecipazione al voto degli afro-americani e le rivolte degli ultimi mesi contro gli eccessi delle forze di polizia. Quelle ansie, abilmente fomentate e sfruttate da Trump, hanno contribuito a fargli vincere il 58% del voto bianco.

Molto meno inatteso è stato invece il forte supporto che Trump ha avuto da un’altra categoria economicamente svantaggiata, quella degli elettori delle zone rurali, da sempre schierati con i candidati della destra in quanto socialmente conservatori.

Ma anche il 29% del voto “hispanic” è andato a Trump, la stessa percentuale di voto degli elettori di origine asiatica e la maggioranza dei cittadini dai 65 anni in su, altra fascia elettorale che, in un Paese privo di un sistema pensionistico che si rispetti, ha visto negli ultimi anni un forte incremento della propria precarietà.

Paura e rabbia hanno proiettato Trump nell’Ufficio Ovale. Ma è adesso che per lui il gioco si farà difficile. Perché dalle dichiarazioni di guerra, o d’intenti, i suoi concittadini gli chiederanno di passare alla soluzione di problemi che nessuno ha saputo affrontare, né tantomeno risolvere.

Come il suo predecessore di Arcore, altro magnate che ha sorprendentemente vinto le elezioni erigendosi a cavaliere del popolo, anche Trump è probabilmente destinato a scoprire che è facile gestire aziende con il supporto della politica, È molto più difficile gestire una politica che supporti le aziende.

Pasquale Almirante

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