Come ogni anno, all’apertura dell’anno scolastico, torna di attualità la polemica su allungare o meno il calendario scolastico e tenere aperte le scuole anche d’estate
I genitori, ma anche alcuni politici come il Sindaco di Bergamo Gori, lamentano che le vacanze scolastiche in Italia, concentrate nel periodo estivo, sono troppo lunghe e “la lunga pausa estiva amplifica le disuguaglianze sociali e ostacola il benessere delle famiglie e degli studenti”
Non si capisce bene, però, cosa significa “allungare il calendario scolastico”.
L’Italia detiene il record europeo del numero di giorni di scuola che viene fissato, secondo l’art. 74 del decreto legislativo n. 297 del 16 aprile 1994, in non meno di 200 giorni di lezione l’anno; nel resto dell’Europa, invece, tranne qualche eccezione, i giorni variano tra 170 e 190.
I nostri ragazzi, quindi, stanno sui banchi di scuola per almeno 200 giorni e obbligarli ad andare a scuola in piena estate, con temperature elevatissime e con scuole, in molti casi, prive di condizionatori, sarebbe impensabile. Su questa linea il giornalista De Tomaso che, addirittura, invoca il ritorno sui banchi di scuola ad ottobre, e la Dirigente scolastica dell’istituto tecnico economico Tosi di Busto Arsizio che è andata oltre lanciando una proposta che a molti è sembrata poco percorribile: quella di utilizzare le ex colonie estive presenti sul territorio italiano per soggiorni durante il periodo estivo. Su quest’ultimo aspetto, che trovo estremamente interessante, vale la pena, in seguito, di soffermarsi.
Per adesso limitiamoci ad analizzare quali effetti avrebbe sulla nostra economia l’accorciamento delle vacanze estive. Sicuramente porterebbe a una riduzione della domanda di viaggi durante l’estate e quindi ad una riduzione della spesa turistica e, a lungo termine, ad una riduzione. della competitività del turismo italiano rispetto a quello di altri paesi senza parlare di una conseguente flessione dei posti di lavoro in questo settore.
Quale potrebbe essere, se non la soluzione, un possibile compromesso?
Alcuni hanno avanzato l’ipotesi di “introdurre, obbligatoriamente, periodi di lezioni scolastiche anche nei mesi estivi e ampliare periodi di vacanza in altre stagioni, senza quindi andare a toccare o modificare il numero complessivo di giorni di scuola durante l’anno scolastico.”
In questo caso i 200 giorni complessivi di lezione non sarebbero intaccati e le vacanze estive sarebbero ridotte e “spalmate” su altri periodi, magari su periodi di vacanze autunnali o invernali.
Ma cosa accade nel resto d’Europa?
A Natale, in Italia ad esempio, la sospensione delle lezioni è di 2 settimane; mentre in Germania addirittura 3; a Carnevale, in Italia, sono appena 2 giorni mentre in Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Finlandia, Svezia, Regno Unito, Norvegia, Slovenia, Belgio, Danimarca. le scuole, invece, restano chiuse per una settimana.
Anche le nostre vacanze pasquali figurano tra le più corte in Europa a fronte di una settimana nel nostro contro i 10–12 giorni di Portogallo, Scozia, Belgio, Grecia, Germania
Come si vede il tempo che i nostri ragazzi stanno a scuola è tra i più alti d’Europa e mal si comprende il perché dovrebbero rinunciare a parte delle vacanze estive. Anche riducendo e spalmando la pausa estiva su più stagioni e mantenere le scuole aperte nel periodo estivo è un falso problema nel senso che, da tempo, le scuole offrono servizi e opportunità, sia per gli studenti che per le famiglie, anche nei mesi di luglio ed agosto
Anzi proprio in questi giorni il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha annunciato un potenziamento del prolungamento dell’apertura delle scuole in estate per attività e “momenti di formazione e di aggregazione per i ragazzi che in estate magari non hanno punti di riferimento” Per queste attività verrebbe stanziato 1 miliardo di Euro che si aggiungerebbe alle risorse stanziate con fondi PON (sia a titolarità MIM che degli Enti Locali) senza contare quelli previsti dalla legge 28 agosto 1997, n. 285 che consente ai Comuni di promuovere e realizzare interventi a favore dell’infanzia e della adolescenza.
“Queste attività – ha ribadito il Ministro Valditara – su base volontaria, per gli studenti e per le famiglie di lavoratori garantirebbero ai ragazzi la possibilità di recuperare o potenziare le loro competenze, facendo in modo che, anche in piena estate, ci siano spazi di approfondimento, studio, e formazione, oltre un passo necessario per rispondere efficacemente alle sfide che le famiglie lavoratrici e gli studenti devono affrontare oggi.
E’ sicuramente uno sforzo notevole con impiego di ingenti risorse finanziare, che consente di rendere la scuola attrattiva anche d’estate senza ricorrere ad allungamenti o rimodulazione del calendario scolastico. Basta una seria progettualità contestualizzata al territorio e fortemente monitorata, un serio impegno e un pizzico di coraggio magari rendendo strutturali i Centri estivi e i Summer Camp la cui offerta ludico-formativa è disponibile quasi esclusivamente a pagamento.
E qui torna in mente la proposta, fino a un certo punto provocatoria, della Dirigente scolastica Ferrario del Tosi di Busto Arsizio di un ritorno alle colonie marine.
Perché no?
In Italia ci sono un gran numero di colonie estive, dismesse e abbandonate negli anni ’70 e altre affidate ad Enti e associazioni che con grandissima difficoltà tentano di mantenere in vita questo grandissimo patrimonio architettonico e culturale.
Nell’immaginario collettivo le colonie estive vengono rappresentate solo ed esclusivamente da grossi casermoni ed edifici fuori contesto, in realtà ci sono castelli, ville e parchi che, nel passato, hanno ospitato studenti e famiglie offrendo loro spazi confortevoli e adatti per attività, sportive, di svago educative e culturali.
Se i dati in mio possesso sono affidabili, in Lombardia ve ne dovrebbero essere 250, in Piemonte 200, nel Veneto 150, in Toscana 120, in Emilia Romagna 100, nel Lazio 75, in Abruzzo 50, in Campania 40 e in Sicilia 30.
Un numero enorme che richiederebbe un investimento importante.
Alcune strutture, infatti, sono in buono stato di conservazione e richiedono solo un intervento di manutenzione, mentre altre sono in cattivo stato di conservazione e necessitano di interventi di restauro più importanti.
Molte sono affidate ad enti ed associazioni come l’ANCCE, (Archivio Nazionale delle Colonie Elioterapiche e Climatiche), la RIVCEC (Rete Italiana per la Valorizzazione delle Colonie Elioterapiche e Climatiche), la ANTICO (Associazione Nazionale per la Tutela delle Caserme).
In attesa di poter predisporre un piano di interventi (sicuramente oneroso) per il recupero, la valorizzazione e l’utilizzo di queste strutture perché, nell’immediato, non avviare protocolli di intesa e convenzioni con alcune di esse per consentire (a costi ragionevoli) di attivare colonie estive per i ragazzi, (magari meno abbienti o per chi lo desidera), nel periodo delle vacanze?
L’ITI Tosi ha fatto da apripista facendo soggiornare i suoi allievi di prima, terza e quinta in una storica colonia marina (quella ex Fiat di Marina di Massa), ma forse altre scuole lo hanno fatto o lo stanno facendo.
E allora perché non rendere strutturale questa proposta?
Giorgio Mottola
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