Oggi nel quartiere Brancaccio di Palermo c’è una scuola media che porta il nome di don Pino Puglisi, ucciso per mano e volontà della mafia il 15 settembre 1993. Per essere esatti, la suddetta scuola ha compiuto vent’anni nel corso del 2020.
Quando era parroco a Brancaccio, “Padre Pino Puglisi – ricordano sul sito dell’istituto – aveva fatto più volte la domanda al Comune per donare ai ragazzi del quartiere una scuola media”. Ma non ne vide la realizzazione perché solo dopo la sua morte le istituzioni decisero di costruire una scuola media nel quartiere, “così nel 1995 si diede il via ai lavori di costruzione – si legge ancora nel sito della scuola – che terminarono nel 2000”.
In realtà si tratta di un Istituto comprensivo statale intitolato a “Padre Pino Puglisi”, che ha sei plessi: due per l’infanzia, tre per la scuola primaria (uno dei quali intitolato a Ilaria Alpi, la giornalista assassinata nel 1994 a Mogadiscio, in Somalia, insieme al cineoperatore Miran Hrovatin) e una scuola secondaria di I grado espressamente intitolata a “Padre Pino Puglisi”.
Giuseppe Puglisi nacque nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1937 e venne vilmente assassinato dalla mafia nella stessa borgata il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno.
Pino Puglisi è stato anche docente di matematica e poi di religione presso varie scuole (ad esempio ha insegnato pure presso un liceo classico del capoluogo siciliano dal 1978 al 1993). Don Puglisi è stato soprattutto un instancabile educatore. Come riportato in un articolo pubblicato tempo fa on line da Famiglia Cristiana “riusciva a coinvolgere nei gruppi parrocchiali un sempre crescente numero di ragazzi togliendoli dalla strada (e quindi dalla criminalità). La sua fu una lotta aperta e dichiarata alla mafia che, sentendosi punta e minacciata da questo prete esemplare e dalla sua opera che si diffondeva rapidamente, commissionò così il suo omicidio”.
Il 29 settembre 1990 fu nominato parroco della chiesa di San Gaetano, a Brancaccio, e nel gennaio 1993 inaugurò il centro “Padre Nostro”, che divenne il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere. La sua attenzione si rivolse anche al recupero degli adolescenti già reclutati dalla criminalità mafiosa, riaffermando nel quartiere palermitano una cultura della legalità illuminata dalla fede.
Dal marzo del 1990 svolse il suo ministero sacerdotale anche presso la “Casa Madonna dell’Accoglienza” dell’Opera pia Cardinale Ruffini in favore di giovani donne e ragazze-madri in difficoltà.
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