Dice Toccafondi: “L’Unar produce materiale per gli studenti e gli insegnanti con un’impronta culturale a senso unico. A questo punto il governo deve decidersi a intervenire chiarendo, una volta per tutte, ruolo e funzioni dell’Unar”
Su L’Espresso l’inchiesta delle reazioni del sottosegretario per il quale, scrive il settimanale, parlare di differenze sessuali in classe è fuori luogo, eppure l’Italia è al 36° posto in Europa tra i Paesi per tasso di discriminazione. E troppo onerose sono considerate le consulenze da 250mila euro per realtà legate alle comunità Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transgender) per diffondere la cultura della tolleranza. Sotto tiro anche gli opuscoli ideati dall’Istituto di psicoterapia Beck per “Educare alla diversità a scuola”, costati oltre 24 mila euro.
E mentre l’Unar lavora con il Consiglio d’Europa per mettere a punto una strategia nazionale con azioni pilota (come nel caso della sitcom ‘Vicini’) che puntino alla prevenzione e al contrasto dell’omofobia, il sottosegretario Toccafondi non ci sta.
Andrea Maccarrone, presidente del Circolo Mario Mieli di Roma chiede che a Toccafondi vengano immediatamente ritirate le deleghe per inadeguatezza rispetto al delicato ruolo istituzionale che ricopre.
Ma lui replica: “Ho sempre tenuto a sottolineare con forza l’imperativo di contrastare con ogni mezzo qualunque tipo di discriminazione. Un conto, però, è lavorare contro le diseguaglianze, un conto è nascondersi dietro questi temi per introdurre nelle scuole una sorta di indottrinamento Lgbt, in cui si presentano posizioni unilaterali sulla famiglia e la sessualità senza informare il ministero dell’Istruzione”
Per altro verso, scrivono le agenzie giornalistiche, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella sua prolusione di apertura ai lavori del Consiglio episcopale permanente, tuona che in Italia ed in Europa si nota con sgomento il rinascere di una ”logica distorta e ideologica”, ed è in questa che si ”innesta la recente iniziativa, variamente attribuita, di tre volumetti dal titolo ”Educare alla diversità a scuola”, che sono approdati nelle scuole italiane, destinati alle scuole primarie e alle secondarie di primo e secondo grado”.
”In teoria – ha spiegato l’arcivescovo di Genova – le tre guide hanno lo scopo di sconfiggere bullismo e discriminazione – cosa giusta -, in realtà mirano a ‘istillare’ nei bambini preconcetti contro la famiglia, la genitorialità, la fede religiosa, la differenza tra padre e madre… parole dolcissime che sembrano oggi non solo fuori corso, ma persino imbarazzanti, tanto che si tende a eliminarle anche dalle carte”.
Bagnasco parla dell’iniziativa come ”di lettura ideologica del ‘genere’ – una vera dittatura – che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni. Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei ‘campi di rieducazione’, di ‘indottrinamento’. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati’? Si è chiesto a loro non solo il parere ma anche l’esplicita autorizzazione’? I figli non sono materiale da esperimento in mano di nessuno, neppure di tecnici o di cosiddetti esperti. I genitori non si facciano intimidire, hanno il diritto di reagire con determinazione e chiarezza: non c’è autorità che tenga”.
“Non si corrompano i giovani con idee ed esempi che nessun padre e madre vorrebbero per i propri ragazzi; il diritto ad una scuola non ideologica e supina alle mode culturali imposte; la preziosità irrinunciabile e il sostegno concreto alla scuola cattolica”.
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