Nel 2013 male non solo il Sud ma tutte le Regioni, a eccezione del Trentino Alto Adige (+1,3%) e della stazionaria Toscana. Fanalino di coda nazionale è la Basilicata (-6%).
I 282mila posti in meno, riportano il numero degli occupati del Sud per la prima volta nella storia a 5,8 milioni, sotto la soglia psicologica dei 6 milioni: il livello più basso almeno dal 1977.
Delle 985mila persone che in Italia hanno perso il posto di lavoro, 583mila sono residenti nel Mezzogiorno. Un dato allarmante, da cui emerge che al Sud – pur essendo presente appena il 26% degli occupati italiani – si concentra il 60% delle perdite determinate dalla crisi.
Nel 2013 sono andati persi 478mila posti di lavoro in Italia, di cui 282mila al Sud. I più colpiti sono stati soprattutto i lavoratori giovani under 34 e al Sud (-12% contro il -6,9% del Centro-Nord).
Da segnalare inoltre nel 2013 l’aumento del tasso di disoccupazione. Quello ufficiale nel 2013 è stato del 19,7% al Sud e del 9,1% al Centro-Nord.
Anche il lavoro femminile in decrescita. A fronte di un tasso di attività femminile medio del 66% in Europa a 28, se l’Emilia Romagna è perfettamente allineata con la media europea, le regioni del Mezzogiorno vanno peggio di Malta e della Romania (che registrano tassi di attività femminile rispettivamente del 50 e del 48,4%), scendendo fino al 38% in Puglia, al 37% in Calabria e Campania e al 35% in Sicilia.
Nel 2013 chi non ha un lavoro stabile rischia di più di perderlo: il 16,4% dei lavoratori che nel primo trimestre 2012 avevano un contratto di lavoro atipico, un anno dopo, nel 2013, erano diventati disoccupati (di cui il 12,8% al Centro-Nord e il doppio al Sud, 25,3%).
Non va meglio nemmeno sul fronte dell’istruzione. Rispetto alla media dell’Europa del 75,3%, i giovani diplomati e laureati italiani presentano un tasso di occupazione di circa 27 punti più basso, pari al 48,3%.
Si rischia così di alimentare, segnala lo Svimez nel Rapporto, che studiare non paghi più. Dei 3 milioni 593mila giovani Neet (Not in education, employment or training) nel 2013, aumentati di oltre il 25% rispetto al 2008, il 47% è diplomato e l’11% laureato.
La condizione di Neet inizia quindi a diffondersi anche tra i titoli di studio medio-alti, con un aumento negli ultimi cinque anni del 54% dei diplomati e del 43% per i laureati. Per questo, non ci si iscrive più all’Università: i tassi di passaggio dalla scuola superiore all’istruzione terziaria nell’anno scolastico 2012-2013 sono scesi al 51,7% al Sud e al 58,8% al Centro-Nord, riportando il Paese ben al di sotto dei livelli di dieci anni fa.
Ancora in calo i consumi delle famiglie meridionali, arrivando a ridursi nel 2013 del 2,4% contro il -2% delle Regioni del Centro-Nord.
Dal rapporto emerge in particolare che negli anni di crisi 2008-2013, il calo cumulato della spesa è stato al Sud del -14,6% per i consumi alimentari, a fronte del -10,7% del Centro-Nord.
Vestiario e calzature nel Mezzogiorno hanno segnato -23,7%, quasi il doppio che nel resto del Paese (-13,8). Significativo e preoccupante anche il crollo della spesa delle famiglie relativo agli altri beni e servizi, che racchiudono i servizi per la cura della persona e le spese per l’istruzione: -16,2% al Sud, tre volte in più rispetto al Centro-Nord (-5,4).
Lo scorso anno i fissi lordi hanno segnato una caduta maggiore al Sud rispetto al Centro-Nord: -5,2 rispetto a -4,6%. Dal 2008 al 2013 in più sono crollati del 33% nel Mezzogiorno e del 24,5% nel Centro-Nord.
Nel periodo 2008-2013 sono scesi addirittura del 53,4%, più del doppio rispetto al già pesante calo del Centro-Nord (-24,6). Male anche gli investimenti nelle costruzioni, con un calo cumulato del -26,7% al Sud e del -38,4 al Centro-Nord. Risultati negativi anche in agricoltura, con il Sud che perde il 44,6%, quasi tre volte più del Centro-Nord che si ferma a -14,5. Infine, nei servizi collegati all’industria -35% al Sud contro il -23% del Centro-Nord.
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