Troppa didattica digitale può essere dannosa? Dpo l’ incontro voluto da un gruppo di genitori presso la scuola elementare Iqbal Masih di Roma, ci sarebbe più di un motivo e più di uno studio che dimostrano come l’abuso di tecnologia soprattutto nell’insegnamento dei bambini in età evolutiva possa essere deleterio per l’apprendimento e addirittura generare dipendenze e “demenze digitali”.
La relazione dell’incontro la fa Il Redattore sociale che riporta l’intervista a Roberto Casati, direttore di ricerca del CNRS dell’Institut Nicod di Parigi e autore del libro “Contro il colonialismo digitale. Istruzioni per continuare a leggere”.
Oltre a difendere il libro cartaceo, Casati affronta la spinosa questione del rapporto tra didattica e tecnologia.
“Bisogna esercitare un sano principio di precauzione – risponde il ricercatore a chi gli chiede quale ruolo la tecnologia debba rivestire all’interno della scuola pubblica – perché non è ancora chiaro il contributo pedagogico che le nuove tecnologie possano dare”.
Secondo le ultime ricerche scientifiche l’introduzione della tecnologia a scuola potrebbe essere vantaggiosa per i discenti se impartita a piccole dosi, ma diventerebbe controproducente all’aumentare del tempo dedicatole. “Una delle ragioni più probabili del perché questo accade”, spiega Roberto Casati “risiede nel fatto che le tecnologie di oggi siano molto distraenti e abbassino la soglia dell’attenzione”.
“Io non sono assolutamente contro la tecnologia nella scuola, ma sono contro a una pericolosa logica di sostituzione che oggi sembra prevalere – conclude lo scrittore – La scuola oggi sembra vedere nei tablet una sorta di coltellino svizzero, uno strumento cioè che permette di fare tutto, ed è per questo che si sta dirigendo nella direzione della sostituzione degli strumenti didattici con questo supporto digitale. Ma, pensateci bene, nessuno chef sostituirebbe i suoi strumenti da cucina con un coltellino svizzero”.