La recente esternazione del neoministro della pubblica istruzione nel primo giorno del suo mandato è stupefacente per la sua contraddittorietà. Il prof. Bianchi intende eliminare l’ultimo anno delle superiori e prolungarne l’obbligo. La pandemia in corso ha provocato una sostanziale riduzione delle conoscenze profuse in quantità e qualità e la didattica a distanza ha ridotto il desiderio di cultura per la sua bassa empatia.
Ridurre l’insegnamento di un anno riduce ulteriormente gli apprendimenti nell’anno più significativo della maturazione dello studente. Gli argomenti tagliati come e dove trovano spazio per essere svolti? Non si tratta solo di trovare una allocazione, questi sono propedeutici a quelle degli anni precedenti che a loro volta subiranno delle riduzioni, una reazione a catena.
Si dovranno necessariamente accorciare i tempi di apprendimento, mantenendo inalterati gli obiettivi finali, molti contenuti saranno eliminati. Una semplificazione culturale. Eliminati saranno anche i docenti, poiché molte cattedre spariranno. Prolungare l’obbligo è un’ottima scelta, questo ci avvicina all’Europa.
Eliminare la distanza tra obbligo e desiderio è la sfida che dobbiamo perseguire che migliora il presente e il futuro dei giovani. Allontanare gli studenti dalla scuola non migliora la situazione. Il taglia e cuci del ministro porterà la scuola italiana ad avvicinarsi a quella in uso in alcuni paesi dell’occidente.
Cerchiamo di raggiungere profili migliorativi del sistema scolastico e non peggiorativi. La scuola superiore italiana deve recuperare il terreno perduto, anticipare il traguardo legittima le carenze culturali che la pandemia e altre distrazioni hanno provocato al sistema.
Gabriele Fraternali
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