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Il Tar ammette alle prove scritte del concorso oltre 7mila candidati

Il Tar del Lazio ha confermato l’ordinanza collegiale e i decreti monocratici precedenti per i 7mila aspiranti docenti ricorrenti che lo scorso mese di dicembre hanno svolto le prove preselettive conseguendo punteggi da 30 a 34,5. Questi aspiranti docenti si aggiungono quindi al numero di ricorrenti precedentemente ammessi (sempre con riserva) dal Tar Lazio a sostenere gli scritti del concorso a cattedre.
L’Anief sottolinea che “il giudice non ha potuto fare altro che applicare quanto previsto dalla legge, riducendo la soglia minima d’accesso disposta dal Miur (35/50) perché non rispettosa della normativa vigente sui pubblici concorsi della scuola. Rimangono invece giustamente esclusi tutti coloro che hanno conseguito un punteggio inferiore ai 30/50”.
Inoltre, “sempre grazie all’operato dell’Anief, vengono riammessi anche i giovani laureati che avevano superato la soglia 35.
È tanta la soddisfazione di Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, che sottolinea come “in questa prima fase cautelare sia stato valutato oltre il pregiudizio grave e irreparabile anche il ‘fumus’ denunciato fin dall’emanazione del bando di concorso. Il presidente della terza sezione bis del Tar Lazio, infatti, ha rigettato altre domande di ammissione con riserva – in ricorsi non patrocinati dal sindacato – presentate da ricorrenti con un punteggio inferiore alla sufficienza (30)”.
Ancora una volta – sottolinea Pacifico – il sindacato Anief, che per numero di deleghe è il primo tra quelli non ammessi ai tavoli della concertazione, è riuscito a ottenere giustizia e rispetto delle fonti normative nelle aule dei tribunali
Dopo gli altri accolti in sede cautelare, il prossimo ricorso “contesterà l’obbligo della valutazione positiva della conoscenza della lingua inglese durante le prove scritte dell’infanzia e della materna: un’altra iniziativa presa dal Miur, in contrasto con la norma che ne prevede la libera scelta da parte del candidato e l’attribuzione di un punteggio aggiuntivo”, conclude Pacifico.
Redazione

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