Il Tar di Brescia “bacchetta” il Miur e dà ragione al docente precario.
Per 10 anni un insegnante di matematica negli istituti tecnici di Brescia, Bologna e Catania è rimasto senza contratto a tempo indeterminato finché non è entrato di ruolo.
Il Tar ha deciso, sulla base di una sentenza del tribunale, che il Ministero dell’Istruzione dovrà versare al professore “le mensilità corrispondenti all’interruzione dell’attività lavorativa”.
Il docente dovrà essere pagato anche per i periodi in cui non lavorava, con tanto di versamento dei contributi, perché, come stabilito dal giudice del lavoro, quegli anni di supplenza sono assimilabili “alla prestazione di attività lavorativa subordinata”.
Il Tar spiega che sarà l’Ufficio scolastico della Lombardia a calcolare ciò che spetta all’insegnante.
Già in precedenza il giudice del lavoro aveva dichiarato “illegittima la reiterazione dei rapporti a tempo determinato” e aveva condannato “il Ministero a pagare, a titolo risarcitorio, una somma pari alle mensilità non corrisposte” equivalenti a quelle dei “docenti di ruolo e con riconoscimento degli scatti di anzianità via via maturati”.
Ora i giudici amministrativi hanno stabilito che il Ministero entro 120 giorni dovrà versare il dovuto al professore.
“Oltre ai mesi di luglio e agosto – scrive il Tar – devono essere retribuiti anche i restanti mesi non inseriti in un rapporto di lavoro”.
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