Gli abilitati Tfa devono essere assunti, dopo la sentenza del Tar del Lazio che ha inserito nelle GaE centinaia di ricorrenti?
L’inghippo nasce dalla creazione da parte dell’ex ministro Mariastella Gelmini dei tanto contestati Tfa, l’unico strumento di abilitazione all’insegnamento esistente in Italia dopo la chiusura delle vecchie scuole di specializzazione Ssis nel 2009. Un canale che riconosce un titolo spendibile per insegnare come supplenti e per avere acceso al concorsone, aperto solo agli abilitati. Ma che non dà diritto di per sé al posto fisso, da guadagnarsi attraverso un altro concorso pubblico.
Su questo, precisa Anief, il Ministero è sempre stato chiaro e la situazione non è mai cambiata: quando gli aspiranti docenti si sono iscritti al Tfa sapevano che al termine non sarebbero stati assunti in automatico.
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Tuttavia da tempo i cosiddetti “tieffini” – che continuano a chiedere un “doppio canale” di assunzione al Ministero – si sono rivolti anche ai tribunali per vedersi riconosciuti i loro diritti, basandosi essenzialmente su un presupposto: in passato un corso-concorso praticamente identico al Tfa (le vecchie Ssis) ha garantito l’accesso alle Graduatorie ad Esaurimento, da cui il Miur distribuisce ogni anno le cattedre disponibili, perché con loro no si procede allo stesso modo?
Ora che il Tar del Lazio ha ammesso con riserva nelle graduatorie chi aveva presentato ricorso, la portata qualitativa e quantitativa del provvedimento apre una breccia nel muro del Ministero.
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