Il Tar del Lazio dà i giorni alle classi “pollaio”. Ma per il Miur sono casi isolati
A poco più di un anno dall’avvio da parte del Codacons della prima class action contro la pubblica amministrazione, applicata al mondo della scuola, il Tar del Lazio ha bocciato le cosiddette ‘classi-pollaio’, quelle aule scolastiche nelle quali il numero di alunni supera i limiti fissati dalla legge, e intima a Miur e ministero dell’Economia di presentare entro 120 giorni di tempo un piano generale di riqualificazione dell’edilizia scolastica in grado di rendere sicure le aule scolastiche per evitare il formarsi di classi da 35 o addirittura casi limite di quasi 40 alunni ciascuna. Il Tribunale amministrativo laziale ha infatti accolto l’azione collettiva spiegando che “il piano generale di riqualificazione dell’edilizia scolastica”, previsto dalla legge, “non è stato ancora adottato” e che bisogna presto intervenire “per garantire la vivibilità degli ambienti delle scuole inidonee ad ospitare classi più numerose di quelle pregresse, nelle more di una loro necessaria riqualificazione a mezzo del piano”.
Secondo il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, il ragionamento dei giudici è ineccepibile: “se il ministro Gelmini non interverrà entro i 120 giorni per emettere il piano – ha detto – saremo costretti a chiedere la nomina di un commissario ad acta che si sostituisca al ministro e ottemperi a quanto disposto dal Tar. Grazie a questa sentenza, inoltre, docenti e famiglie i cui figli sono stati costretti a studiare in aule pollaio, potranno chiedere un risarcimento fino a 2.500 euro in relazione al danno esistenziale subito”.
Secondo il Miur, tuttavia, sarebbero prive di fondamento le accuse mosse dal Codacons sull’alto numero di classi composte da alunni pari o superiore a 30: solo lo 0,4 % di istituti, ha aggiunto il ministero dell’Istruzione, supererebbero i limiti massimi, introdotti con un decreto del 2009, il n. 81, che prevede un tetto di alunni per classe fino a 26 nella scuola dell’infanzia, in casi eccezionali elevabili a 29; sino a 26 nella primaria, in casi eccezionali elevabili a 27; fino a 26 nelle medie e superiori, in casi particolari elevabili a 30. Nelle classi con alunni disabili possono essere concentrati, invece, non più di 20 alunni.
“Il sovraffollamento – ha scritto il Miur – riguarda prevalentemente la scuola secondaria di II grado e si lega soprattutto alle scelte e alle preferenze delle famiglie per alcuni istituti e sezioni”. Viale Trastevere assicura quindi che quella della sicurezza e dell’edilizia scolastica “è da sempre una delle priorità del ministero” e precisa che “è già stato stanziato un miliardo di euro e assegnata una prima tranche di 358 milioni per avviare gli interventi più urgenti”.
Sulla questione sono voluti intervenire anche alcuni sindacati: per la Uil Scuola esistono casi “in cui ci sono contemporaneamente classi con pochi alunni, per esempio nei paesi di montagna, e classi che superano i limiti fissati dalla legge”. Queste discrepanze, ha spiegato il sindacalista, derivano dal “modo in cui il Miur determina l’organico, tutto burocratico, con la calcolatrice alla mano, ha come presupposto un ‘tetto’ predefinito assegnato a ogni regione. Abbiamo sempre proposto di procedere al contrario – continua Di Menna – fare una fotografia precisa dell’esistente, individuare le situazioni di criticità, quelle dove è necessario intervenire e solo a quel punto passare alla definizione dell’organico”.
“La presenza di un numero di alunni superiore a quello fissato dalla legge – ha continuato il segretario della Uil Scuola – non è soltanto un problema giuridico, ma anche una condizione da superare assolutamente perché incide direttamente sulla qualità della didattica e sui risultati. La sentenza del Tar del Lazio ribadisce proprio questo: le classi che superano il numero massimo di alunni sono fuori legge”.