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Il Tar del Veneto dà ragione a Zaia: Dad alle superiori fino al 31 gennaio

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Il Tar del Veneto non sospende l’ordinanza regionale che aveva disposto la proroga della didattica a distanza alle superiori fino al 31 gennaio. Il ricorso era stato presentato da 17 genitori. Zaia: “Dal Tar è arrivata una risposta di buon senso”.

L’ordinanza impugnata

Il Veneto aveva prorogato la Dad al 100% alle superiori, con Ordinanza n. 2 del 4 gennaio 2021, che stabiliva la “didattica digitale integrata per il 100% della popolazione studentesca”, nel periodo dal 7 al 31 gennaio, per gli Istituti di istruzione secondaria di secondo grado e le Scuole di istruzione e formazione professionale (IeFP), fermo restando la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori, o per mantenere l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali.

Il ricorso

Nel ricorso, si legge sul “Giornale di Vicenza”, i genitori rilevano che “sino al 15 gennaio 2021, data di cessazione dell’efficacia del Dpcm del 3 dicembre 2020, non c’è spazio per una competenza regionale diretta ad introdurre misure più restrittive”.

Al momento dell’emanazione dell’ordinanza, dicono, il Veneto si trovava in zona gialla, e soltanto dall’8 gennaio è stato posto in zona arancione con un’ordinanza del ministro Speranza, che però escludeva la didattica in presenza nelle scuole superiori soltanto nelle zone rosse.

Secondo i ricorrenti pertanto il provvedimento impugnato sarebbe “illegittimo”, perché “emanato in violazione delle norme statali che hanno disciplinato l’assunzione delle scelte riguardo la didattica a distanza durante il periodo di emergenza epidemiologica”, e dunque andrebbe annullato, anche per “insufficienza e contraddittorietà nelle motivazioni”.

La pronuncia del Tar

Ora, il giudice amministrativo sottolinea che le contestazioni contenute nel ricorso “non appaiono del tutto sfornite di elementi di fondatezza” e prende atto che il riavvio delle attività didattiche in presenza “richiede un periodo minimo di cinque o sei giorni”, come aveva fato notare Zaia.

Il decreto del Tar osserva che per gli studenti delle superiori la didattica a distanza perdura da 120 giorni, “con una sola parentesi di 45 giorni di didattica in presenza”. Viene evidenziato che “gli interessi delle parti sono meritevoli di altissima considerazione e costituzionalmente rilevanti”, ma che tuttavia “allo stato non sussiste quella situazione di estrema gravità e urgenza che non consente la dilazione fino alla data della camera di consiglio” fissata il 27 gennaio. Quindi niente sospensiva, ma sarà interessante poi vedere cosa il giudice scriverà nella sentenza.

Servono dati chiari e attendibili

Tuttavia il Tar Veneto pone l’accento su un aspetto di discussione molto importante e molto critico. Forse per la prima volta nelle tante pronunce del Tar degli ultimi giorni, viene rilevata “la non univocità di valutazione dei dati epidemiologici da parte degli Enti competenti”.

Ricordiamo in proposito che il Rapporto dell’ISS (Istituto Superire di Sanità), del 4 gennaio 2021, costituisce al momento la principale fonte che abbiamo sull’andamento epidemiologico nazionale e regionale dei casi di COVID-19 in età scolare (3-18 anni) nel periodo compreso tra il 24 agosto e il 27 dicembre 2020.

Da un lato, il Rapporto ci dice che “La percentuale dei focolai in ambito scolastico si è mantenuta sempre bassa e le scuole non rappresentano i primi tre contesti di trasmissione in Italia, che sono nell’ordine il contesto familiare/domiciliare, sanitario assistenziale e lavorativo”.

Però, nelle 40 pagine di analisi, emergono diversi aspetti controversi e attualmente non approfonditi con studi adeguati. Ad esempio, sono emerse delle difficoltà da parte nelle regioni nel riportare le informazioni dettagliate sui casi. Inoltre, i picchi di incidenza nella classe di età 14-18 anni è risultata molto variabile fra regioni.

Da metà settembre (riapertura delle scuole), si è osservato un aumento progressivo dei casi giornalieri diagnosticati in bambini e adolescenti dai 3 ai 18 anni di età, che ha raggiunto la fase di picco dal 3 al 6 novembre. In conclusione, è scritto nel Rapporto “l’impatto della chiusura e della riapertura delle scuole sulle dinamiche epidemiche rimane ancora poco chiaro”, e anche “il ruolo dei bambini nella trasmissione della SARS-CoV-2 rimane poco chiaro”.

Bene ha fatto dunque il Tar Veneto a sottolineare questa esigenza di dati scientifici che al momento sono molto carenti.

Il commento del presidente Zaia

C’è il massimo rispetto per il Giudice amministrativo – ha detto Zaia in conferenza stampa – però non posso non ricordare che abbiamo avuto l’innalzamento della curva in correlazione all’apertura delle scuole. Siamo fortemente preoccupati che si voglia far passare l’idea che l’aggregazione della scuola non sia un problema. I ragazzi non hanno nessuna colpa, hanno diritto alla presenza ma la sicurezza oggi non è totale, e lo è così anche per il Governo, che non ha previsto la presenza al 100%. Spero che il Giudice amministrativo vada fino in fondo alle relazioni che i tecnici hanno fatto”.