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Il tempo pieno alla primaria e alle “medie” non serve a migliorare gli esiti scolastici degli alunni: sembra un paradosso ma i numeri dicono proprio questo

I dati relativi agli esiti degli esami di Stato conclusivi del primo ciclo confermano la linea di tendenza che si è già osservata per gli esami di Stato finali (la cosiddetta “maturità”, per capirci).
Ma mentre nel caso degli esiti della maturità si può trovare qualche spiegazione più o meno ragionevole in questo secondo caso diventa davvero difficile fornire una interpretazione attendibile del dato.
Per la secondaria di secondo grado, infatti, si può osservare che al sud l’abbandono scolastico è molto più elevato rispetto al nord e quindi è normale che all’esame finale arrivino studenti mediamente più preparati (quelli meno preparati, infatti, si sono persi per strada).

Ma questo ragionamento non regge affatto per la secondaria di primo grado dove le bocciature sono pressoché inesistenti, sia al nord sia al sud.
Quindi i risultati migliori devono essere necessariamente ascritti ad una migliore preparazione degli studenti del sud.
E qui si presenta un paradosso difficile da spiegare, a meno di non ribaltare completamente i consueti ragionamenti sulle variabili che più altre influiscono sugli esiti scolastici degli alunni.
Il fatto è che forze politiche, sindacati, movimenti e associazioni professionali hanno sempre sostenuto che, soprattutto nella scuola di base, il tempo-scuola è una variabile decisiva.
Tanto che non da oggi i sindacati chiedono che gli organici del personale docente vengano commisurati anche alle esigenze locali in modo da ridurre gli scarti territoriali.
Da sempre i sindacati sostengono che la carenza di tempo pieno e servizi collaterali (trasporti e mense) mette in difficoltà la scuola del sud.
Ma i dati che il Ministero propone sono sconcertanti, queste sono infatti le percentuali di alunni che quest’anno hanno riportato la votazione di 10 o 10 con lode all’esame di “terza media”.

Calabria: 18,1%
Puglia: 17%
Campania: 16,3%
Sicilia: 14,7%
La percentuale continua ad abbassarsi spostandosi verso nord toccando il 7,2% in Lombardia e il 2% in Valle d’Aosta.

Verrebbe da dire che davvero il tempo pieno non è una variabile signficativa, anzi al contraria sembra che stare più tempo a scuola non serva affatto a migliorare i risultati scolastici.

Reginaldo Palermo

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