L’emergenza Covid-19 ha fatto passare un po’ in sordina un “anniversario” importante: 50 anni fa venivano istituite in alcune città italiane le prime classi elementari tempo pieno, esperienza che adesso il presidente Conte vuole estendere a tutta Italia.
Quello di 50 anni fa era un progetto sperimentale che riguardava complessivamente un centinaio di classi di scuole concentrate prevalentemente in alcune città del nord (Milano e Torino soprattutto) dove le Amministrazioni comunali stavano già sostenendo progetti realizzati utilizzando in modo “integrato” docenti statali e docenti dei doposcuola comunali.
L’esperienza partiva indubbiamente da esigenze di carattere sociale legate alla necessità delle famiglie impegnate con il lavoro, ma ebbe fin da subito una connotazione squisitamente pedagogica
Lo si capisce leggendo i documenti dell’epoca e le testimonianze di chi partecipò in prima persona a quella “avventura”.
Una delle città-pilota fu Torino la cui amministrazione comunale era particolarmente attenta e sensibile ai problemi della scuola.
Ne resta traccia ancora oggi presso il Museo della Scuola collocato in un edificio storico del centro cittadino.
“Non si trattava di un semplice prolungamento dell’orario scolastico, né di un dopo-scuola assistito, ma di una vera e propria azione educativa, con una pluralità di interventi e voci – si legge nel sito del Museo – L’avvio del tempo pieno coincide con il periodo di mancanza di aule, ricorso ai doppi o tripli turni, con una situazione sociale non sempre risolta, con remore morali sulla positività di tante ore lontano da contesto familiare”.
Nel 1971 viene approvata la legge 820 che istituisce il tempo pieno “ordinario” e il modello organizzativo si diffonde.
Nel giro di poco tempo a Torino il tempo pieno si estende dalle periferie “operaie” (Vallette, Barriera di Milano e Mirafiori) anche alle scuole del centro frequentate per lo più dai figli della Torino benestante: la storica scuola “D’Azeglio” diventa tutta a tempo pieno.
Nel 1973 in Torino e Provincia si contano circa 170 classi a tempo pieno e 8200 a tempo normale e all’inizio dell’anno scolastico 1975-1976 sono 7.000 gli alunni che, nella sola Torino, scelgono il tempo pieno.
D’altronde la rilevanza pedagogica dell’esperienza è dimostrata anche da un dato molto significativo: all’epoca per poter ottenere classi di tempo pieno, non bastavano le richieste delle famiglie perché le scuole dovevano presentare al Provveditorato un vero e proprio progetto pedagogico e didattico.
Chi sostiene che il tempo pieno è (ed è sempre stato) un parcheggio per i bambini, dovrebbe forse documentarsi un po’ di più sulla storia della scuola italiana e in particolare su quanto accadde negli anni 60 e 70 che furono certamente i più fertili sotto il profilo culturale, sociale e pedagogico.
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