Dopo le assunzioni fatte dal governo Renzi nel 2015, la situazione dei trasferimenti nella scuola è diventata palesemente un gioco d’azzardo. Per riassumere in breve la situazione parto dal famoso algoritmo del 2015, dichiarato illegittimo, dopo svariate richieste da parte dei tribunali e continui rinvii del governo; in tale situazione i docenti sono stati assegnati su graduatoria nazionale senza tenere conto del loro reali punteggio, una sorta di estrazione a sorte o giù di lì.
Chiaramente si sono venute a creare situazioni assurde: chi aveva più punteggio veniva trasferito in provincie lontane da casa, anche a migliaia di chilometri, chi aveva pochi punti nella sua stessa provincia, ovviamente stessa classe di concorso. Ma non finisce qui. Visto che tutto era gestito da un nuovo sistema, bisognava iscriversi in una piattaforma, con esplicita indicazione che chi non l’avrebbe fatto sarebbe stato depennato.
Bene, i più sagaci non l’hanno fatto e il risultato è che non sono stati depennati e negli anni successivi, col ripristino del vecchio sistema di assunzione provinciale, si sono trovati con le graduatorie svuotate, passando di ruolo nella loro provincia. Non è andata assolutamente peggio neanche a chi, iscrivendosi nella piattaforma ed avendo pochissimi punti, non è stato nominato in ruolo nel 2015, ma essendosi svuotate le graduatorie è passato di ruolo dopo pochi anni nella propria provincia.
In conclusione, chi nel 2015 aveva in una determinata classe di concorso un punteggio alto, magari 15 anni di servizio, è possibilmente finito in una provincia a centinaia di chilometri mentre chi aveva pochi anni di servizio è stato assunto nella provincia di residenza dopo pochi anni, essendosi svuotate le graduatorie.
Ed entriamo ora nello specifico della mobilità: essendo contingentato la percentuale di posti per tale operazione, quest’anno il 25% per i trasferimenti interprovinciali, succede che il docente finito fuori provincia con un alto punteggio non ottiene il trasferimento nella sua provincia (i così detti immobilizzati), mentre il docente con pochi punti è titolare in quella provincia.
Paradosso, in una pubblica amministrazione che dà precedenza alla mobilità sulle assunzioni, chi ha più punti è penalizzato nella mobilità rispetto a chi ha meno punti per il ruolo. Situazione che ancora oggi si viene a creare con il basso contingente assegnato ai trasferimenti: capita che docenti con più anni non ottengono il trasferimento nella provincia, dove passa di ruolo un docente con meno anni di servizio e meno punteggio, cosa assolutamente illegittima e anche illogica.
Ma non finisce qui, a chi vuole tornare non resta che affidarsi alle assegnazioni provvisorie provinciali sull’organico di fatto, sì perché i posti ci sono, ma non in organico di diritto ma in quello di fatto, cosa che ha suscitato non poche perplessità anche nella magistratura interpellata in varie occasioni, visto che spesso i contingenti nell’organico di fatto sono veramente alti.
Cosa interessante è poi che nelle graduatorie delle assegnazioni il punteggio tiene conto solo del ricongiungimento, es. moglie e figli, considerando precedenze per figli da 0-6 anni prima fascia di precedenza, da 7-12 seconda fascia di precedenza ed un punteggio senza precedenza fino ai 18 anni.
Quindi col passere degli anni si vanno a perdere i livelli di precedenza e poi il punteggio, altro paradosso: più anni passano e man mano si perde posizione in graduatoria e quindi la possibilità di lavorare vicino casa. Faccio presente che parliamo a questo punto di docenti di oltre 50 anni di età, che di anno in anno vengono assegnati a scuole magari sempre più lontane da casa all’interno della provincia, con buona pace anche per la continuità.
Se pur la situazione è stata considerata non opportuna da varie forze politiche, anche salite al governo, in pratica non si è fatto NULLA. Credo che sia doveroso a questo punto prima di passare a nuove assunzioni, soprattutto se di contingenti considerevoli, di risolvere un problema che è palesemente illegittimo se non illogico, per evitare anche lunghi contenziosi che si verrebbero a creare. Spero che le forze politiche si assumano le proprie responsabilità decidendo di agire in maniera assennata e coerente, coerente principalmente con la normativa.
Vorrei per ultimo evidenziare che ben poco in questo senso è stato portato avanti dai sindacati, lasciando i docenti senza nessuna garanzia.
Sebastiano Calvano
Pubblicato in occasione della Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole, istituita il 22 novembre,…
Alle ore 12 di oggi, 22 novembre, è scaduto il termine per presentare domanda sul…
Quello dell’assistenza agli alunni durante i pasti nella mensa scolastica continua ad essere un problema…
Un altro caso relativo ad una persona esterna alla scuola che si è introdotta in…
I docenti, soprattutto coloro che insegnano nella scuola secondaria di secondo grado, sono frustrati perché…
Si è svolto lo scorso 20 novembre al Ministero dell'Istruzione e del Merito l’incontro di…