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Il tetto del 30% stranieri per classe al vaglio dell’Ue

Il tetto del 30% di alunni stranieri per classe trova proseliti anche a Bruxelles. Dopo essere stato adottato sperimentalmente da alcune amministrazioni leghiste, come quella di Chiarano in provincia di Treviso, oltre che Trentino, Valle D’Aosta ed in alcune scuole di Sanremo, nei giorni scorsi sono arrivate importanti aperture anche da parte della Commissione Ue: a fornirle è stata Chantal Hughes, portavoce del Commissario europeo agli Affari sociali, Vladimir Spidla, che nel rispondere ad una nota sollecitata da un cronista italiano sul possibile allargamento dei limiti di presenza di ragazzi stranieri per classe ha detto che la Commissione valuterà le “motivazioni di queste misure”. Ad essere determinante nel giudizio la verifica che “l’obiettivo sia un’integrazione più rapida dei bambini, ciò che costituisce un obiettivo legittimo, o, al contrario, la loro segregazione”.
Hughes ha sottolineato che la Commissione dell’Unione europea pur non essendo competente in materia di organizzazione scolastica potrebbe considerare “giustificati” provvedimenti scolastici di questo tipo: “bisogna distinguere fra i fini e i mezzi impiegati per raggiungerli. Un diverso trattamento può essere giustificato – ha spiegato la portavoce – se viene perseguito un fine legittimo e se i mezzi per conseguirlo sono appropriati e necessari: la maggiore preoccupazione è quella di garantire che nessun bambino sia discriminato in base alla propria razza o nazionalità”.
Qualora fossero invece rilevate conseguenze discriminatorie, assicura sempre il rappresentante Ue, queste verrebbe giudicate in base alla legislazione comunitaria pertinente e alla giurisprudenza della Corte europea dei Diritti dell’Uomo.
In Italia il limite di tre alunni stranieri ogni dieci italiani, la cui adozione viene auspicata in vista del prossimo anno scolastico da diverse province, in prevalenza venete, è stato difeso strenuamente dalla senatrice della Lega Irene Aderenti, la stessa che al Senato ha presentato il PdL sulle classi d’integrazione (più noto come classi-ponte): “il tetto del 30% di presenza di alunni stranieri in ogni classe delle scuole – ha spiegato Aderenti – va proprio contro le classi e le scuole ghetto che impediscono l’integrazione culturale e sociale del minori stranieri”.
Il provvedimento è contenuto nella mozione Cota approvata alla Camera lo scorso ottobre: quel documento “oltre alle classi di accoglienza impegnava il Governo – spiega la senatrice del Carroccio – a distribuire gli alunni stranieri nelle scuole italiane al fine di favorirne la vera integrazione così come indicato dalla circolare sulle iscrizioni al prossimo anno scolastico”.

Non tutti i Comuni del Nord-Est, roccaforte della Lega, sembrano accogliere con entusiasmo sia la mozione Cota sia lo stop alle iscrizioni di stranieri qualora ve ne siano troppi. Forti dissensi che annunciano un dibattito politico sulla questione iscritti stranieri (giunti quasi a quota 700mila) complesso e all’ultimo voto.

Alessandro Giuliani

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