Un treno di insegnanti pendolari che ogni giorno devono percorrere chilometri per raggiungere la scuola. E già questa è una storia collettiva, come i romanzi epici. Poi c’è però la singola storia che coinvolge il singolo viaggiatore all’interno di questa massa di persone che deve guadagnarsi da vivere facendo il mestiere ritenuto da molti il più bello del mondo, quello di docente, ma costretti a spostarsi da casa all’alba per raggiungere gli studenti prima che suoni la campanella.
Bruno Lorenzo Castrovinci, col suo romanzo “Il treno della scienza. Un viaggio senza fine”, Armenio Editore, fa proprio questa operazione, coglie di ogni singolo viaggiatore la storia che lo rappresenta durante il percorso, in una Sicilia scordata dalla grande velocità e dalla implementazione di strutture per rendere più agevole la vita ai suoi abitanti.
Il romanzo si snoda nell’arco di due anni, contrassegnati dallo sferragliare del treno e pure delle simpatie che durante il percorso nascono, forse inevitabilmente, ma forse anche sollecitate dalla forzata intimità che spinge ad aprirsi e a raccontarsi, ma pure a esplorare, e farsi esplorare, il compagno di viaggio.
Quattro i personaggi principali: Marco, Ester Laura, Alberto contornati dal gruppo dei pendolari e in un secondo momento anche da Roberta.
Presente nel romanzo anche la scuola, con le sue contraddizioni e le sue prospettive di vita attraverso le lezioni con gli alunni e i rapporti coi colleghi. Le scansioni temporali, con le gite e le vacanze. Ma anche un mondo spesso non compreso mentre appaiono evidenti i tanti sacrifici degli insegnanti, compreso quello del pendolarismo.
Tuttavia è dentro il treno che si focalizza l’attenzione dello scrittore, perché durante quelle ore, buttate per spostarsi, sbocciano amori e simpatie, si accendono storie personali, sbucano delusioni dell’esistenza ma anche emozioni scordate, sensi di colpa, afflizioni ma pure aspettative sentimentali.
Ester, bella e pure forse disposta al grande amore, mentre si rincorrono incontri casuali, sguardi furtivi tra colleghi, rossori e pure sogni: incontri sfuggenti e rarefatti.
Tra gli eventi narrati anche la morte di un collega, che declama l’effimera esistenza dell’umanità, rappresentata pure dal volgere delle stagioni colte durante la corsa di questo treno di pendolari.
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