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Il tutor e l’orientatore, ma sono davvero figure necessarie?

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha scritto: “L’istituzione delle due nuove figure professionali del tutor e del docente orientatore, per la cui formazione verranno stanziati 150 milioni di euro nel 2023, oggi annunciata dal ministro Giuseppe Valditara, conferma l’impegno del Governo per porre il merito al centro delle politiche dell’istruzione e per far emergere i talenti degli studenti. Un passo concreto, inoltre, per superare le diseguaglianze di natura sociale e territoriale, e per favorire le attività di orientamento necessarie ai giovani per compiere scelte consapevoli, in linea con le loro aspirazioni e potenzialità” [Italian Governement Presidency of the Council of Ministers – 22/3].

L’introduzione delle due nuove figure professionali risponde a un’esigenza reale la cui origine, però, non è stata identificata: le disposizioni vigenti sono fuori scena. L’iniziativa, infatti, conduce alla duplicazione di quanto previsto, sovrapposizione portatrice di confusione.

La nota governativa, infatti, per quanto riguarda il merito, trascura la norma sull’autonomia scolastica: la progettazione dell’apprendimento deve essere orientata “allo sviluppo della persona umana, adeguata ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo”.

Anche per il problema dell’orientamento non è stato valorizzato quanto appare sul sito del Ministero dell’istruzione e del merito; tra le finalità della scuola secondaria di primo grado appaiono: “Lo sviluppo progressivo delle competenze e delle capacità di scelta corrispondenti alle attitudini e vocazioni degli allievi – l’aiuto all’orientamento per la successiva scelta di istruzione e formazione”.

Si può pertanto affermare che l’esigenza del tutor e dell’orientatore è originata dal disservizio scolastico: la gestione delle scuole “non persegue i traguardi formativi, non mira a quelli educativi e non tende a quelli dell’istruzione”.

Il mancato riconoscimento della natura del problema da parte del Governo, oltre a rendere improduttivo lo stanziamento milionario, sposta la questione del merito sugli amministratori dello Stato.

Enrico Maranzana

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