E’ tempo di lettere. A Babbo Natale, alla Befana a Santa Lucia. Ci sono lettere di bilanci. Di numeri, Di traguardi di rivincite e vittorie. Di sogni e di sconfitte. Di andata e ritorno. Verso i sogni e dai sogni.
E poi ci sono le lettere che partono da un piccolo angolo di cuore e viaggiano sparate verso la stella più luminosa. Più grande. Più importante.
Ogni lettera ha una strada precisa da percorrere. Una storia da raccontare fatta di incontri. Di luci, colori e ombre. Di fermate brevi e lunghe. Di attese. Di dolore e gioia. Di coraggio e forza.
Ci sono Lettere scritte alle fermate di autobus, nelle sale d’attesa di ospedali, nei treni in ritardo e in quelli persi per un secondo. In ogni lettera parole, ricordi, sentimenti, emozioni si rincorrono e si intrecciano fluttuanti ed eterei.
Le parole trovano radici e si raccontano nelle interminabili catene di immagini.
Una lettera è una dichiarazione di vita. Un contratto con l’anima. Un richiamo di sentimenti e nostalgie lontane e sopite. Le lettere hanno tutte lo stesso colore e lo stesso profumo. Gli stessi pensieri.
Alcune lettere aspettano il momento giusto, altre decidono di rimanere chiuse per sempre. E poi ci sono lettere che celebrano la bellezza della vita e dei sentimenti. Parole che si ritrovano e altre che si cercano come al primo appuntamento. Lettere che fermano l’istante e che si abbandonano a sogni ed emozioni.
Lettere scritte per lenire un dolore, una perdita, un’attesa infinita. Lettere per conquistare un pezzo di normalità tenuta in ostaggio da una sofferenza sorda e implacabile.
Lettere che promettono felicità ma che si fermano alla prima fermata per paura di sbagliare tutto.
Lettere che non arriveranno mai e quelle piene di bugie smascherate da una saggia verità.
Ci sono lettere che hanno sorrisi, colori e armonie profumate di zucchero filato. Come quelle dei bambini in ospedale o di anziani soli che trovano i colori del Mondo in un sorriso e con un abbraccio trasformano la sofferenza in speranza e luce.
Le lettere di chi ha perso il lavoro, di chi sogna una chiesa e il profumo di un Natale lontano. Di chi si è fermato, ma ha ancora il coraggio di guardare il Mondo con gli occhi di un bambino. Di chi è felice e di chi si è perso e spera che qualcuno scriva per lui la lettera di Natale. Di chi ha fame, di chi dice sempre “tutto bene, grazie” ma non va bene niente. Di chi è disperato e si chiude nella gabbia della rassegnazione. Di chi viene umiliato e di chi aspetta una carezza o una parola. Di chi vive nella paura che una mano torni a cancellare sogni e futuro.
Le lettere non sono quasi mai sbagliate. E tutte in fondo si somigliano un po’. Ognuna ha un senso, uno scopo, una magia, una luce. Tutte hanno lo stesso indirizzo: il cuore. E tutte celebrano la vita, i giorni, gli attimi.
Come la lettera di Tommaso appesa all’albero di casa sua che mostra fiero alla sua maestra ogni volta che viene a fare lezione. Nella lettera Tommaso ha fatto l’elenco dei regali anche per sua sorella, ancora troppo piccola per scrivere. E Tommaso allora si perde nella bellezza dei suoi sogni, conta i giorni che mancano a Natale. Racconta, immagina e poi si ferma e di nuovo racconta felice aspettando il suo meraviglioso Natale. La sua maestra lo ascolta, lo guarda e lo insegue… Insegue le sue parole, i suoi occhi, la sua dolcezza, il suo coraggio. La sua speranza. Il suo sogno.
Francesca Carone
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