Ormai in dirittura di arrivo la conversione in legge del decreto scuola n.22/2020, e tra gli emendamenti approvati al Senato, ed a breve pure alla Camera visto che il Giverno ha posto la fiducia, uno di essi riguarda il V cicolo del Tfa per il sostegno.
Per tentare di venire incontro alle legittime rimostranze del personale che, nonostante avesse maturato ben piu’ dei tre anni di servizio richiesto, è rimasto escluso dalla possibilità di partecipare al concorso straordinario per l’immissione in ruolo, avendo prestato servizio solo su posto di sostegno, con l’emendamento approvato al Senato – che si accinge a diventare legge – è stata prevista l’ammissione diretta alla prova scritta della selezione per l’accesso al V ciclo del Tfa di sostegno, per i docenti che abbiano maturato almeno tre anni di servizio su posto di sostegno.
Ma come si pone questa modifica apportata in corsa ad una procedura già avviata, essendo già chiusi i termini per la presentazione delle domade di partecipazione?
Gli apsiranti docenti di sostegno avevano dovuto già subire una beffa, a causa dello slittamento delle prove preselettive per via dell’emergenza coronavirus.
Tuttavia, e la questione non è di poco conto, lungi dal limitarsi a far slittare la data delle sole prove preselettive, alcuni atenei hanno ritenuto bene di prorogare – o meglio riaprire – i termini per la presentazione delle domande di partecipazione alla selezione.
Questa riapertura dei termini, ed il connesso slittamento delle prove a dopo l’estate, ha richiamato all’appello molti apsiranti che, in un primo momento, avevano deciso di non presentare la domanda di partecipazione.
L’aumento dei partecipanti, in alcuni casi anche considerevole, ha inevitabilmente ridotto proporzionalmente le chances per i candidati della prima ora che, ignari della possibile indiscriminata riapertura dei termini, avevano fatto affidamento su una determinata proporzione tra candidati e posti disponibili, con la conseguenza che, in alcuni atenei, si prospettava già di svolgere direttamente le prove scritte, eliminando quindi la prova preselettiva.
La riapertura dei termini per la presentazione di nuove domande da un lato, e la possibilità offerta ai docenti con tre anni di servizio su sostegno di accedere direttamente alle prove scritte dall’altro, hanno quindi sensibilmente alterato gli equilibri della procedura, in danno del principio della par condicio tra i candidati.
E’ evidente infatti, che consentire la partecipazione alla medesima procedura ad una platea piu’ ampia di candidati, in condizioni più favorevoli rispetto a tutti gli altri, altera gli equilibri della procedura, considerato che tutti i docenti che saranno direttamente ammessi alla prova scritta avranno delle chances di gran lunga superiori rispetto a chi dovrà affrontare la prova preselettiva.
In mancanza dei dovuti correttivi, l’intera procedura rischia quindi di essere viziata ab origine, con il possibile insorgere di contenziosi.
Uno degli interventi che dovrebbe quindi essere effettuato per correggere il tiro e riequilibrare la procedura, sarebbe quello di aumentare proporzionalmente il numero di posti disponibili per il V ciclo del Tfa, se non addirittura prevedere una procedura ad hoc per i soli docenti con tre anni di servizio; il tutto tenuto conto del fabbisogno di docenti di sostegno
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