Con un articolo sul Corriere della Sera, Attilio Oliva, il presidente di TreeLLLe, dopo avere esaminato i risultati dell’OCSE Education at Glance (Uno sguardo sull’educazione), arriva a una conclusione che è condivisibile: “Il vero problema del nostro paese è che spendiamo male, non che spendiamo poco. Qualche esempio: abbiamo troppe materie, troppe ore di lezione per gli studenti, troppe sedi scolastiche, programmi enciclopedici, mentre prestiamo scarsa attenzione alla selezione accurata di presidi ed insegnanti, che sono quelli che fanno la vera differenza fra una scuola e l’altra”.
Per il presidente Oliva infatti appare singolare che “il livello di istruzione della nostra popolazione è tra i più bassi d’Europa: basta guardare alla “densità” dei titoli di studio posseduti ed al livello di competenze, accertate da indagini internazionali come quella sugli apprendimenti dei quindicenni (indagine PISA) e quella sulle competenze degli adulti (indagine PIAAC – entrambe curate dall’OCSE)”.
E ciò sarebbe una vera “emergenza nazionale, se è vero che il livello di istruzione di un popolo rappresenta il livello di maturità civile dei cittadini e la potenziale professionalità della forza lavoro. Numerose indagini ed anche l’esperienza quotidiana sottolineano che al forte deficit di capitale umano si aggiunge anche quello di capitale sociale, inteso come fiducia interpersonale, disponibilità a cooperare, impegno civico e altri valori collettivi”.
“Questi deficit contribuiscono a spiegare la preoccupante perdita di competitività del nostro sistema economico, accentuatasi a cavallo del secolo con la sfida della globalizzazione.
I confronti di Education at Glance dimostrano che le risorse globali per la scuola italiana sono simili a quelle degli altri paesi europei (3,5% del PIL), o addirittura più alte considerando la “spesa per studente”. Ancora, indicano che alcuni paesi – come la Finlandia, l’Irlanda e la Corea – sembrano raggiungere risultati migliori spendendo molto meno degli altri. Il vero problema del nostro paese è che spendiamo male, non che spendiamo poco. Qualche esempio: abbiamo troppe materie, troppe ore di lezione per gli studenti, troppe sedi scolastiche, programmi enciclopedici, mentre prestiamo scarsa attenzione alla selezione accurata di presidi ed insegnanti, che sono quelli che fanno la vera differenza fra una scuola e l’altra”.