Categorie: Politica scolastica

Il volto furioso dei docenti che fanno un selfie

Un tempo, per analizzare profondamente un disagio sociale si sarebbe parlato di introspezione, nel senso dell’atto del pensiero umano volto all’osservazione diretta della propria interiorità. Un’introspezione seria, fatta di sentimenti, desideri, etica della responsabilità , senso  del dovere, di appartenenza , ma in modo particolare fatta di una vera lettura della realtà.
Oggi invece la profondità dell’introspezione, capace di trovare soluzioni autentiche ai problemi sociali, ha lasciato il posto  all’esteriorità e all’apparenza. Si tratta di un vero e proprio depauperamento di valori etici e morali e culturali. L’analisi politica di un serio disagio sociale viene rappresentato non tanto da un’analisi introspettiva ma piuttosto da una forma riduttiva e puramente estetica di un semplice “selfie”.  Ma cosa è il selfie? È quello che fanno comunemente tutti i ragazzini o le ragazzine e a volte alcuni adulti con la sindrome di peter pan, quando orientano il loro samrtphone verso se stessi o verso uno specchio e scattano una foto, che poi pubblicano  sul loro profilo facebook.
Questo termine è stato usato ieri da Renzi nel discorso di presentazione del semestre italiano alla Ue : “Se l’Europa facesse un selfie avrebbe il volto della noia”. Noi vogliamo usare questa metafora 2.0, fortissima dal punto di vista della comunicazione, ma anche molto leggera dal punto di vista dell’analisi politica introspettiva, dicendo al governo Renzi, al ministro Giannini e al sottosegretario Reggi : “Se oggi facessimo un selfie agli insegnanti italiani, questi avrebbero il volto furioso”.
La storia delle 36 ore imposte per tutti gli ordini di scuola agli insegnanti, la riduzione di un anno di scuole secondarie di secondo grado e l’allungamento degli impegni didattici da 208 giorni l’anno a non meno di 230, non è stata proprio digerita dagli oltre 600 mila docenti italiani. La furia che si stamperebbe sui volti degli insegnanti nell’ipotetico quanto suggestivo selfie, si sta materializzando sul web in forma di contestazioni scritte.
Ne riportiamo di seguito qualcuna: Alessia sostiene che “in realtà penso giochino al rialzo per poi contrattare arrivando alle 24 ore facendoci sentire anche fortunati x avere evitato le 36… Io a malapena sopravvivo con queste ore!!!”.
Emanuela Katia scrive : “Riforma folle. Cosa significa immediata eliminazione delle graduatorie l’istituto?”. Enrica non ci sta : “No senza compromessi! Mi possono dare pure un’aula tutta per me con aria condizionata e dieci computer, ma è sempre no!”.  Luigi scrive: “Pensate a comprare la carta igienica e il sapone per le mani, invece di aprire le scuole di sera. Poi ci chiederanno di fare la colletta per l’energia elettrica. Buffoni mangiapane a tradimento”
Gloria è arrabbiatissima : “Che schifo ricordare questo dopo 30 anni di onesto lavoro!!!”.
Antonella vuol scappare dall’Italia : “E’ una mega-vergogna…..quasi quasi …emigro!!!”.  Marco è più tenero : “Buoni pasto e rimborsi benzina inclusi? Aria condizionata in un comodo ufficio dove lavorare nelle ore a disposizione? Riscaldamento tutto il giorno d’inverno? Ferie da prendere quando ci pare? Beh, così ci potrei anche stare”.
Doriana è realista : “La manovra è chiara: 24 ore per azzerare i precari, non ci sarà posto per nessuno, anzi, forse, esuberi!..24 ore per aggraziarsi l’opinione pubblica che ci ritiene fannulloni e privilegiati, 24 ore da un ministro che appartiene ad un partito inesistente, non eletto, 24 ore per mostrare il pugno forte, per ammutolire i sindacati…..24 ore perché ciò che conta è: la custodia….l’immagine….e il risparmio…tutto il resto sono solo favole!”.
Si tratta di un antipasto di quello che sta per montare contro questa decisione del Governo di raddoppiare l’orario di servizio dei docenti. Noi continueremo  a descrive il selfie degli insegnanti che per adesso è furioso ed attendiamo commenti  e suggerimenti da inviare ad un governo poco introspettivo nella lettura dei problemi da risolvere e molto superficiale nel conoscere la realtà del mondo della scuola.

Lucio Ficara

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