Il voto è un parametro di valutazione così importante per la formazione e la crescita degli studenti? Come sempre le valutazioni degli esperti sono discordanti.
E’ appena terminato l’anno scolastico tra i più complicati del dopo guerra e ora è tempo di bilanci, scrutini ed esami finali per gli studenti.
E come ogni fine anno si riapre la diatriba tra esperti e psicologi sull’importanza o meno del voto come parametro di valutazione del percorso scolastico.
È stato un anno particolare perché completamente sovrastato dal Covid 19 che ha costretto gli studenti a lungi mesi di DAD e a dividersi tra lezioni in presenza e nella formula della didattica a distanza integrata (DID) per chi era costretto a casa in quarantena.
Un anno vissuto come eccezionalità che però i ragazzi hanno saputo gestire con una grande forza d’animo e spirito di adattamento.
Secondo Emanuela Confalonieri, psicologa dello sviluppo e dell’educazione, docente all’Università Cattolica di Milano,” L’importante non sono i voti, ma che sia rimasta la voglia di tornare a scuola”.
L’esperta, in una lunga intervista a Vanity Fair , mette in discussione la logica delle interrogazioni e del voto perché serviva in questo particolare contesto a suo dire una scuola con una “una progettualità e una capacità di organizzazione diverse”.
“È educativo ed è fonte di apprendimento interrogarli su qualcosa che so già che potrebbero non sapere? E’ il dubbio che si pone la dottoressa Confalonieri ribadendo che il collegio docenti poteva decidere di sapere che una classe arriva con delle competenze mancanti da gestire e recuperare nell’estate e nell’avvio dell’anno successivo e utilizzare i mesi di aprile, maggio e giugno per costruire e recuperare il gruppo classe. Poteva e doveva essere quindi un’occasione “per rivedere i metodi di valutazione”.
Poteva essere un anno da sfruttare per capire come stavano gli studenti più che concentrarsi su quello che avevano appreso favorendo di più l’aspetto della motivazione perché pur essendo un anno scolastico che ha visto i docenti lavorare il doppio rispetto agli anni passati c’è il forte rischio di avere studenti fortemente demotivati il prossimo anno.
L’emergenza sanitaria, il lungo lockdown, il cambiamento delle abitudini avranno ripercussioni sui comportamenti, le motivazioni la crescita di bambini e ragazzi.
Ne fa un discorso completamente diverso nel ragionamento ma non nella sostanza la Psicologa Orma che nella sua pagina web ribadisce il suo completo dissenso sui voti perché produce “effetti disastrosi”. La dottoressa ritiene il voto scolastico pericoloso perché “gli alunni avvicinano alle materie e allo studio con l’unico e dichiarato obiettivo di rimediare almeno la sufficienza.”
Gli studenti spesso non riescono ad associare il voto all’interrogazione o il compito ma lo assimilano alla loro persona. Bastano “pochi giudizi negativi per fari si che quel voto diventi la loro identità”
I voti si trasformano allora in macigni pesanti che i ragazzi si caricano addosso e che alla fine condizionano la loro vita, una sorta di freno a mano tirato che potrebbe rallentare il loro percorso di crescita, possibili sviluppi della loro professionalità ed incidere anche sulla loro futura carriera lavorativa.
Un monito che la dottoressa manda anche ai genitori: mai chiedere ai propri figli che voto hai preso ma: cosa hai imparato oggi a scuola? Che ne pensi di quella materia o di quell’argomento?
Obiettivo della scuola, dei genitori e dei formatori non dovrebbe essere quello della competizione sui voti, ma la competizione dovrebbe servire solo per superare sé stessi per migliorare, mentre è ancora più importante stimolare interessi, curiosità, amore per la materia.
La scuola deve saper aprire i confini della mente, accendere passioni, individuare e coltivare talenti, valorizzare le differenze
La scuola deve essere un agente di supporto per ritrovare il giusto percorso di crescita, il luogo sociale e relazione a lungo perso perché l’apprendimento avviene anche insieme alla socializzazione.
La scuola deve essere, in conclusione il luogo della crescita dei ragazzi, senza etichette senza gabbie.
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