Internet sarebbe una sorta di insieme di angelo e diavolo: una baby sitter per tenere tranquilli i più piccini e una irresistibile ‘droga’ per gli adolescenti.
Per molti genitori infatti, non particolarmente presenti in casa, internet è strettamente legato a nuove forme di assenza: viene infatti usato non per stare con i figli, ma come baby sitter fin da quando questi sono molto piccoli. Quando poi diventano adolescenti, si cerca con loro un rapporto che però non è stato mai costruito e che in quel momento i ragazzi non vogliono. “Sono stato fra i primi a occuparmi di Internet-dipendenza e ragazzi – ricorda l’esperto all’AdnKronos Salute, che nell’ambulatorio per la dipendenza da Internet del Gemelli (ora divenuto un Centro multidisciplinare che mette insieme psichiatria, neuropsichiatria infantile e pediatria), dal 2009 al 2015 ha registrato circa 1.300 prime visite legate proprio a questo fenomeno – e ormai posso dire che il problema ha radici antiche: non voglio colpevolizzare i genitori, ma è un fatto che il web viene usato sempre più spesso come una ‘tata’ per i bimbi piccoli, che con un tablet in mano non si vedono e non si sentono, magari mentre siamo a cena fuori”.
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“Oltretutto – prosegue – i bimbi quando ci guardano ci vedono sempre con un telefonino in mano, e interiorizzano questo nostro rapporto con i media. Ebbene, bisogna dirlo con chiarezza: non è vero che i bimbi non hanno bisogno di stare con i genitori. Da piccoli per loro questo è fondamentale: le App diventano un premio di ‘consolazione’. Insomma, per l’esperto Internet non è colpevole.
Discorso diverso quello del gaming e la passione per i giochi sparatutto, che a volte rischia di assorbire e diventa un veicolo di sfogo per l’aggressività”.
Per lo psichiatra la ricetta anti-dipendenza dal web passa attraverso un elemento chiave: “Trascorrere più tempo con i figli, rilassarsi giocando con loro o semplicemente guardandoli. Ne hanno bisogno, specie da piccoli. Invece siamo a una precocizzazione dell’infanzia e a una infantilizzazione dell’adolescenza: i piccoli ci sembrano abbastanza grandi da stare da soli col tablet, i grandi troppo piccoli per fare scelte autonome. Ebbene, non è così”.
“Internet è uno strumento e non una balia o un sostituto della comunicazione emotiva. Solo stando insieme davvero si possono affrontare poi temi come le brutte figure, la vergogna, il bullismo, il fascino e la sfida della morte, che sono tanto sensibili per i teenager. E se il web e il cyberbullismo possono fare paure, è bene ricordare che questo fenomeno è reale quando una vittima si sente perseguitata. E l’isolamento aumenta la vulnerabilità”.
“E’ solo guardando i nostri bambini, passando del tempo vero con loro, che impariamo a conoscere i nostri figli. Così, quando saranno grandi potremo seguirli a distanza, dando loro fiducia: in questo modo potranno crescere davvero e riusciranno a meravigliarci. Non facciamoci sostituire da Internet, ma condividiamo con i figli il nostro (poco) tempo”, conclude l’esperto
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