La notizia è arrivata ieri sera, 18 aprile: la docente Ilaria Salis, in carcere in condizioni disumane da più di un anno nell’Ungheria di Orban, accusata di aver aggredito dei neo nazisti, è ufficialmente candidata alle Elezioni Europee del prossimo giugno di Alleanza Verdi Sinistra.
La Salis, come riporta La Repubblica, ha firmato la candidatura alle Europee ed è pronta a correre come capolista del Nord Ovest. “Alleanza Verdi e Sinistra in accordo con Roberto Salis ha deciso di candidare sua figlia Ilaria, detenuta in Ungheria, in condizioni che violano gravemente i diritti delle persone, nelle proprie liste alle prossime elezioni europee”. In queste ore i vertici di Avs “stanno discutendo le modalità di questa scelta che vuole tutelare i diritti e la dignità di una cittadina europea, anche dall’inerzia delle autorità italiane per ottenere una rapida scarcerazione in favore degli arresti domiciliari negati con l’ultima decisione dai giudici ungheresi”.
L’idea, si legge nella nota diffusa dal partito, “è che intorno alla candidatura di Ilaria Salis si possa generare una grande e generosa battaglia affinché l’Unione Europea difenda i principi dello Stato di diritto e riaffermi l’inviolabilità dei diritti umani fondamentali su tutto il suo territorio e in ognuno degli stati membri. Il nostro è un gesto che può servire a denunciare metodi incivili di detenzione, soprattutto verso chi è ancora in attesa di un giudizio”.
“Ilaria – ha aggiunto il padre – assume questa decisione non come via di fuga dal processo ma per poterlo affrontare nella piena tutela dei suoi diritti. La strada politica decisa è la più coerente con il suo trascorso politico. Ilaria ringrazia quindi sentitamente la Direzione di Alleanza Verdi e Sinistra ed in particolare Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni per la fiducia accordatagli”.
In un primo momento si era ipotizzata la candidatura di Salis con il Pd, poi sfumata. Come riporta Ansa, resta da capire come la corsa alle europee potrà incidere sulla sua vicenda processuale. Lo stesso legale della attivista in carcere parla, in proposito, di “conseguenze incerte”. “In Ungheria – sottolinea Gyorgy Magyar, l’avvocato ungherese della docente – l’immunità parlamentare scatta già dal momento della candidatura, ma non so come sia regolata la materia in Italia”. In caso di elezione, poi, per la quale è necessario il superamento dello sbarramento del 4%, la questione finirebbe, probabilmente, sul tavolo della presidenza del prossimo Parlamento europeo.
“La candidatura non cambia il lavoro del governo”, sottolinea la premier Giorgia Meloni interpellata sul caso a margine del Consiglio Europeo. Meloni ha però anche ricordato come “già in passato ho detto che la politicizzazione della vicenda non aiuta”.
Ilaria Salis, 39 anni, è una maestra elementare. “È un’insegnante di scuola elementare e un’antifascista vera, militante. E io di questo sono orgoglioso. Passo il tempo a tradurre dall’ungherese gli atti d’indagine, perché non ce li hanno dati in italiano. Mia moglie, ex insegnante, si sveglia alle 4 di notte. E mi sveglio anch’io. Rimaniamo così per ore, con gli occhi a guardare il soffitto, aspettando che qualcuno ci risponda”, ha detto suo padre.
Il caso di Ilaria Salis, detenuta in condizioni disumane in un carcere ungherese, ha smosso gli animi degli italiani e non solo. Il fatto di essere un’insegnante ha scatenato reazioni pro e contro tra il personale della scuola. Secondo un’indagine on line condotta dalla rivista specializzata La Tecnica della Scuola, a cui hanno partecipato 383 lettori (composti in prevalenza da insegnanti, presidi, personale Ata, studenti e genitori), il 53% dei partecipanti vorrebbe che Ilaria Salis tornasse a lavorare come insegnante anche in caso di condanna.
Ilaria Salis, per ora, resta in cella. Il tribunale di Budapest ha respinto la richiesta di passare ai domiciliari in Ungheria presentata dai legali della trentanovenne in carcere da 13 mesi con l’accusa di aver aggredito due esponenti di estrema destra. La docente è stata portata in tribunale con le manette ai polsi, ceppi e catene alle caviglie e una catena tirata da un agente come un guinzaglio esattamente come accaduto nell’udienza del 29 gennaio.
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