Ilaria Salis, la docente imprigionata nell’Ungheria di Orban per aggressione a dei nazifascisti non sarà candidata alle elezioni europee del prossimo giugno per il Partito Democratico. Ad affermarlo è stata la leader del Nazareno, Elly Schlein, a “Porta a Porta“, su Rai1, come riporta Ansa.
L’ipotesi di una candidatura di Ilaria Salis nelle liste del Partito Democratico per le prossime elezioni europee è riemersa dopo l’incontro tra la segretaria Schlein e il padre di Salis, avvenuto ieri, in mattinata.
“Non è in campo. Ho letto elucubrazioni su trattative, non c’è in corso nessuna trattativa. Nel dibattito sul totonomi terrei fuori una situazione delicata come questa”, queste le sue parole. In questa frase alcuni leggono un modo per rassicurare pubblicamente lo stesso padre di Salis, che nelle ultime ore ha espresso qualche timore sulla conseguenze di una possibile candidatura della figlia.
Salis candidata per evitare il carcere?
“Ho voluto incontrare il padre di Salis per discutere su come possiamo aiutare a togliere Ilaria dalla situazione inaccettabile in cui si trova”. Ed è proprio questa la ratio di una sua possibile candidatura, che qualcuno sottolinea: “sottrarla alla detenzione ungherese”.
Per l’avvocato dell’insegnante detenuta “ci vorrebbe comunque un provvedimento ungherese” per “determinare l’immunità sul territorio europeo”. Fonti che hanno familiarità con la gestione dell’immunità degli eurodeputati, fanno notare che il beneficio dell’immunità non implica di per sé la fine di un’eventuale detenzione.
Ilaria Salis, per ora, resta in cella. Qualche giorno fa il tribunale di Budapest ha respinto la richiesta di passare ai domiciliari in Ungheria presentata dai legali della trentanovenne in carcere da 13 mesi con l’accusa di aver aggredito due esponenti di estrema destra. La docente è stata portata in tribunale con le manette ai polsi, ceppi e catene alle caviglie e una catena tirata da un agente come un guinzaglio esattamente come accaduto nell’udienza del 29 gennaio.
Per la metà dei docenti dovrebbe continuare a insegnare. Il 75% (al Sud ancora più) chiede al governo italiano d’intervenire per liberarla
Il caso di Ilaria Salis, detenuta in condizioni disumane in un carcere ungherese, ha smosso gli animi degli italiani e non solo. Il fatto di essere un’insegnante ha scatenato reazioni pro e contro tra il personale della scuola. Secondo un’indagine on line condotta dalla rivista specializzata La Tecnica della Scuola, a cui hanno partecipato 383 lettori (composti in prevalenza da insegnanti, presidi, personale Ata, studenti e genitori), il 53% dei partecipanti vorrebbe che Ilaria Salis tornasse a lavorare come insegnante anche in caso di condanna.