Categorie: Politica scolastica

Illeciti nella chiamata diretta: chiunque li può denunciare all’Anac

In rete c’è malumore nei confronti di Raffaele Cantone, presidente dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione.

Nei giorni scorsi infatti i Partigiani della Scuola pubblica avevano scritto a Cantone chiedendogli di intevenire per bloccare la “chiamata diretta” dei docenti.
“Se è vero che la chiamata dei docenti viene considerata dall’Anac a rischio di corruzione – hanno argomentato i firmatari dell’appello – allora il presidente dell’autorità deve bloccare tutto”.
A più di 10 giorni di distanza, Raffaele Cantone non si è fatto sentire e anzi Francesca Puglisi (Pd) ha commentato l’iniziativa affermando che il presidente dell’Anac ha certamente impegni ben più urgenti.
In realtà, il silenzio di Raffaele Cantone si spiega molto semplicemenre con il fatto che le attribuzioni che gli affida la legge non gli consentono in alcun modo di bloccare una procedura prevista da disposizioni normative o amministrative; Cantone ha già svolto il suo compito lo scorso mese di aprile (piuttosto appare davvero strano che fino a due settimane fa nessuno parlasse della delibera dell’Anac) e non si capisce che altro potrebbe fare.
D’altronde i poteri dell’Autorità sono ben chiariti dalla disposizione istitutiva, l’articolo 19 del DL 90 del 2014; e non rientra fra le prerogative del presidente Cantone la possibilità di “bloccare” una procedura amministrativa. 
Stando a quanto prevede la norma l’Anac può al massimo “ricevere notizie e segnalazioni di illeciti, anche nelle forme di cui all’Art. 54-bis del decreto legislativo 165/2001”.
Quest’ultima procedura consente a qualsiasi dipendente pubblico di effettuare una segnalazione all’Anac con la garanzia che la sua identità non venga in alcun modo rivelata.
Vedremo se, nella lotta senza quartiere che i sindacati hanno annunciato di voler aprire contro la “chiamata diretta”, ci sarà spazio anche per questa forma di denuncia.

Reginaldo Palermo

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