I lettori ci scrivono

Immessa in ruolo a 70 Km da casa, ma non ho altra scelta. Troppe difficoltà per continuare a lavorare con entusiasmo

Gentile Presidente del Consiglio on. Giorgia Meloni,

mi chiamo Nicoletta Arrighini, e sono un’insegnante “precaria”, che finalmente, dopo anni di supplenze in vari Istituti scolastici sparsi per la provincia della mia città, Brescia, si appresta a sostenere l’anno di prova per il tanto desiderato e rincorso “ruolo”.

Diplomata ISEF presso l’Università Cattolica di Brescia, laureata in Scienze Motorie presso l’Università di Verona mi ritrovo ora ad aver superato il Concorso straordinario Bis e a prendere servizio presso il Liceo Scienze Umane Anguissola a Cremona.

Lavorerò a 70 km da casa, dovrò decidere se spostarmi quotidianamente o se trovare una sistemazione in loco, lasciando nel mio paese d’origine, Caino (Bs), i miei anziani genitori, e la mia famiglia (3 figli) e vedendo ridotto di molto (per le spese che dovrò sostenere) il mio stipendio mensile.

Dovrò iscrivermi all’Università (a mie spese) per sostenere gli esami obbligatori per raggiungere i 5 cfu richiesti, avrò altri step obbligatori inerenti l’anno di prova, oltre al resto della normale routine familiare e lavorativa.

Non c’è possibilità di scelta, o prendere o lasciare, se rifiutassi perderei tutti i diritti acquisiti dall’aver superato il concorso e tornerei ad essere precaria a 50 anni. Se ci pensa è assurdo!

Il nostro sistema scolastico di reclutamento docenti non tiene per nulla in considerazione esperienza, impegno, sacrificio e volontà di lavorare con passione.

Perché insegnare oggi è una missione, che non ha prezzo.

Un’insegnante deve motivare all’ascolto e allo studio, coinvolgere e gratificare, saper gestire la classe e le diversità in essa contenute, convincere anche i più distratti e demotivati ad impegnarsi e trasmettere positività, passione e fiducia.

Un’insegnante al giorno d’oggi è un resiliente, deve sapersi mettere in gioco ad ogni incontro coi suoi alunni e in ogni situazione incontrata (si pensi alla DAD nel periodo del Covid) cercando di trasformare i punti di debolezza in punti di forza e le criticità in vantaggi, comunicando amore per la conoscenza, curiosità di sapere, spirito di ricerca, pensiero critico, creatività e passione.

Perché un “buon maestro” è colui che insegna il suo sapere con autorevolezza senza giudicare le capacità altrui.

Tutte queste mie parole, per sottolineare come anche noi docenti precari, negli anni abbiamo sempre contribuito al funzionamento delle scuole prive di docenti di ruolo. Nessun incentivo per noi, nessun bonus docenti, nessun permesso retribuito… tanto impegno, solerzia e presenza costante negli anni ed ora all’arrivo del ruolo, beffati anche da un concorso inserito in un sistema illogico, che da vincitori ci fa sentire vinti poiché ci mette nella condizione di accettare qualsiasi cattedra pur di continuare a lavorare.

FELICI di aver raggiunto il nostro obiettivo ma rassegnati, CONTINUEREMO la nostra missione con lo stesso spirito di sacrificio, la stessa passione e lo stesso entusiasmo di sempre perché il futuro del nostro Paese sono i nostri ragazzi e non possiamo deluderli o fermarci alle “prime” difficoltà.

Con non poche difficoltà, con lo stipendio ridotto per le tante spese da sostenere, lontano dalle nostre famiglie inizieremo con fiducia il nostro anno di prova.

Si rifletta sulle condizioni del sistema scolastico italiano e si rivedano le modalità di assunzione.

Ogni lavoro ha la sua dignità.

La ringrazio per il suo ascolto paziente.

Nicoletta Arrighini

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