Immigrati, alle superiori anche senza licenza media. L’ira della Padania
Fa discutere la circolare ministeriale del 27 gennaio scorso, con cui il Miur ha di fatto dato il via libera all’iscrizione alle superiori degli studenti immigrati in base all’età anagrafica e senza dover superare l’esame di terza media: in base alle indicazioni del Ministero “per gli studenti, almeno sedicenni, che hanno seguito un regolare corso di studi nel Paese di provenienza, il consiglio di classe può consentire l’iscrizione ai percorsi di studio e alle classi richieste qualora essi provino di ‘possedere adeguata preparazione sull’intero programma prescritto per l’idoneità alla classe cui aspirano” secondo le modalità previste dall’art. 192, comma 3, del d. lgs. 297/1994’”. Di conseguenza “né l’art. 1, comma 12, del d. lgs. 226/2005, né l’art. 1, comma 9, del D.P.R. 122/2009 – continua la circolare –possono essere invocati per sostenere che gli studenti in oggetto debbano superare l’esame di Stato conclusivo del primo ciclo per poter essere ammessi a quello conclusivo del secondo ciclo di istruzione, in quanto tali norme si riferiscono a diverse fattispecie. Per questi studenti – continua il Miur – , si deve ritenere,infatti, che i competenti collegi dei docenti (o i consigli di classe in caso di applicazione dell’art. 192, comma 3, del d. lgs. 297/1994) abbiano già valutato, all’atto dell’iscrizione alle classi degli istituti di istruzione secondaria, i corsi di studio seguiti nei Paesi di provenienza e i titoli di studio eventualmente posseduti, senza nulla eccepire circa il mancato possesso del diploma di licenza conclusivo del primo ciclo di istruzione previsto dal nostro ordinamento scolastico”.
Secondo La Padania questa norma produce una evidente discriminazione, perché la concessione che viene fatta agli studenti stranieri non è prevista per i cittadini italiani. Sinora, fa notare il quotidiano vicino alla Lega Nord, nella maggior parte delle Regioni valeva la prassi di far sostenere agli alunni stranieri, iscritti d`ufficio alla rispettiva classe anagrafica, gli esami conclusivi del primo ciclo di istruzione presso i Centri Territoriali Permanenti o presso i Centro Provinciali per Adulti.
Il ragionamento della Padania non farebbe una piega se non vi fosse la presenza del collegio dei docenti o del consiglio di classe, a cui viene affidata la valutazione di ogni singolo caso. Non considerare questo aspetto significa sminuire il ruolo degli organi collegiali. Oppure sorvolare sulle difficoltà oggettive che vivono la gran parte degli immigrati. A meno che si pensi che siano già stati fortunati, poiché malgrado tutto riescono ad andare anche a scuola.