Una recente indagine condotta da Helpcode Onlus e Università di Genova nelle scuole superiori nel Nord Italia (Milano e Genova) ha preso in esame il tema degli stereotipi e dei pregiudizi sul fenomeno migratorio.
Nella stessa ricerca è stato anche messo a punto un programma educativo sperimentale finalizzato a contrastare i pregiudizi stessi e migliorare l’atteggiamento dei ragazzi verso l’immigrazione.
Secondo i dati Pisa-Ocse del 2018, gli adolescenti italiani si collocano ben al di sotto della media europea per “atteggiamenti di apertura verso gli immigrati” e “rispetto delle altre culture”.
“I nostri dati – sottolineano i ricercatori – confermano che, nonostante vi siano legami di amicizia e integrazione tra studenti italiani e stranieri all’interno della stessa classe, circa un terzo dei ragazzi pensa che in Italia ‘ci sono troppi immigrati’, che ‘gli immigrati aumentano il tasso di criminalità’ o che ‘ci rubano il lavoro’ ”.
E’ stato così sviluppato “Integrazione – Oltre i pregiudizi”, un programma di pedagogia attiva pensato per gli studenti delle scuole superiori, che ha come obiettivo la decostruzione dei pregiudizi e la costruzione di atteggiamenti più aperti e inclusivi nei confronti degli stranieri.
Il programma si è svolto nell’arco di due lezioni da due ore ciascuna, integrate nel normale orario scolastico, e si concentra su due aspetti fondamentali: fornire dati reali sull’immigrazione, correggendo le false credenze e sviluppare il pensiero critico attraverso attività di gruppo interattive, volte a stimolare la riflessione sui propri pregiudizi e favorire il dialogo nelle classi tra studenti italiani e immigrati.
“L’efficacia del programma – spiegano i ricercatori – è stata valutata rigorosamente attraverso un esperimento controllato su oltre 4.500 studenti di quaranta scuole superiori situate a Milano e Genova, città con una forte presenza di immigrati. Le classi sono state divise in maniera casuale in due gruppi: uno ha partecipato al programma, mentre l’altro ha continuato le normali attività scolastiche”.
Sono stati misurati gli effetti dell’intervento attraverso questionari individuali sugli atteggiamenti verso l’immigrazione ed esperimenti comportamentali, come ad esempio giochi strategici.
I risultati appaiono sorprendenti in quanto “gli studenti che hanno partecipato al programma hanno mostrato un significativo miglioramento degli atteggiamenti verso gli immigrati. Il numero di quelli che affermano che ‘ci sono troppi immigrati in Italia’ è diminuito del 10 per cento dopo il trattamento; allo stesso modo, la percezione che gli immigrati aumentino la criminalità è calata dell’8 per cento”.
“Uno dei risultati più interessanti – concludono i ricercatori – riguarda l’effetto della composizione delle classi. Il programma ha avuto il maggiore impatto in quelle con una percentuale più elevata di studenti immigrati. Ciò indica che in contesti più diversificati, il dialogo e l’interazione tra studenti italiani e di origine straniera giocano un ruolo fondamentale nel superamento dei pregiudizi. Nelle classi miste, infatti, è probabile che il programma dia voce e valorizzi il punto di vista degli studenti stranieri, contribuendo quindi a costruire una vera cultura di inclusione e partecipazione all’interno della classe”.
La ricerca appare molto interessante soprattutto per dimostra che i pregiudizi non sono immutabili e, anzi, possono essere combattuti ricorrendo a programmi educativi adeguati.
“Programmi simili – sottolineano gli autori dell’indagine – potrebbero essere estesi anche agli adulti, amplificando ulteriormente il loro impatto positivo sui processi di integrazione. L’immigrazione e la diversità rappresentano sfide centrali del mondo globalizzato; imparare a convivere con gli altri, costruendo società più inclusive, non è un processo scontato, ma qualcosa che può essere appreso e coltivato”.