I criteri di distribuzione, tra le diverse aree d’Italia, dei posti a tempo indeterminato, in che modo vengono approvati dal Ministero dell’istruzione? In base alle esigenze di organico? O alla consistenza delle graduatorie ad esaurimento? Naturalmente dovrebbero manifestarsi regole di trasparenza inequivocabili nella procedura di determinazioni dei contingenti di assunzione.
Ma, a quanto pare, così non è stato, e, visti i precedenti, non sarà così.
La vicenda prende avvio dal ricorso presentato da più di cento docenti, assistiti dall’avv. catanese Fabio Rossi, i quali, con riferimento alle operazioni di nomina del 2008, hanno sottolineato che nel caso di Brescia, pur essendovi una minore popolazione scolastica e quasi tutte le graduatorie dei precari già esaurite, la provincia ha ottenuto un contingente di immissioni in ruolo (564) sensibilmente superiore a quello di Catania (497), provincia più affollata di studenti e ad alto tasso di precariato; hanno anche soggiunto che la provincia di Enna è stata destinataria di sole 72 immissioni in ruolo”.
Situazioni analoghe si erano verificate nelle operazioni di reclutamento effettuate nei successivi anni 2009 e 2010.
Ebbene, la sentenza del Consiglio di Stato al proposito è chiara: non sussistono – “modalità aritmetiche o logiche” di ripartizione regionale delle 83.000 assunzioni a tempo indeterminato approvato dal Ministero dell’Istruzione. Risultato, l’annullamento dei relativi decreti ministeriali – per l’accertata “assenza di un’adeguata motivazione e, a monte, di una congrua istruttoria a sostegno della disposta ripartizione del contingente fissato di assunzioni tra le province meridionali e quelle del centro nord”.
A questo punto cosa dovrà fare l’Amministrazione scolastica? Naturalmente rinnovare le procedure di reclutamento secondo criteri di trasparenza e tenendo nel debito conto i vuoti d’organico e l’alto tasso di precariato presenti nel meridione d’Italia. E se il Ministero non provvederà all’immediata ridistribuzione dei posti di ruolo assegnati negli ultimi anni, i ricorrenti promettono, tramite il loro legale, battaglia. Chiederanno al Consiglio di Stato la nomina di un Commissario ad acta, che rinnoverà le procedure di reclutamento in sostituzione dell’Amministrazione scolastica inadempiente.
Si tratta di una sentenza sconvolgente, che mette in gioco la legittimità delle immissioni in ruolo degli ultimi tre anni. Verrà davvero nominato un commissario ad acta, che rinnovi le procedure di reclutamento in sostituzione dell’Amministrazione scolastica inadempiente? Attendiamo gli eventi. Insidioso pensiero finale: sarà solo un caso che Brescia sia la provincia di nascita del ministro Gelmini?