Tutto (o quasi) come previsto: nel primo pomeriggio del 4 agosto il contratto per l’immissione in ruolo di 67 mila precari della scuola è stato firmato in via definitiva.
La firma conclude in tempi da record il percorso di un provvedimento su cui non mancheranno le polemiche, dal momento che – come era facilmente prevedibile – manca il consenso della Cgil che aveva posto alcune condizioni che, evidentemente, la parte pubblica non ha potuto (o voluto) accettare.
I primi commenti arrivano dalla Uil che tra le righe “manda un messaggio” anche alla Cgil: “Non siamo né unitari, né antiunitari ma moderni e concreti”.
“L’esperienza appena conclusa – spiega il segretario Massimo Di Menna – mostra chiaramente che c’è uno spazio ampio, di modernità del sindacato, se si abbandonano documenti generici e si punta a fare accordi utili. Stesso vale per l’amministrazione quando si libera di tutti gli orpelli da ‘sacerdoti della norma’ e fornisce un supporto pratico e tangibile”.
Flc-Cgil rende invece di aver deciso di “sospendere la firma sull’accordo che taglia le retribuzioni di docenti e Ata in procinto di essere stabilizzati”.
Il sindacato di Mimmo Pantaleo, per firmare, vuole essere certo “al sacrificio dei lavoratori corrisponda una contropartita altrettanto seria: stabilizzazioni certe, garanzia che tutti i posti vacanti e disponibili siano assegnati ai precari, transitorietà del taglio in busta paga”.
Adesso il Ministero dovrà attivarsi in tempi molto stretti per consentire che le assunzioni vengano effettuate già a partire da settembre.