Storia di un flop “quasi” annunciato: meno di 20 mila posti di immissioni in ruolo degli insegnanti, su un contingente pari a 84.808 per i docenti, e 9674 posti su un contingente di 11. 323 a fronte di una disponibilità in organico di diritto di 25.175 per gli ATA.
I dati dimostrano che sul contingente totale è è andato a buon fine solo il 22% delle assunzioni docenti e solo il 38% circa per cento dei posti ATA disponibili.
Ne consegue che il resto dei posti docenti, 65.514, pari al 78% del totale rimane vacante verrà assegnato, seppur con diverse difficoltà, alle supplenze.
Allo stesso modo per il 62 % dei posti vacanti per il personale ATA.
Per quanto riguarda il sostegno su 21.453 cattedre vacanti ne sono state assegnate 1.657, e parliamo di una piccola parte dei posti liberi, a cui si sommano 80 mila posti in deroga al 30 giugno che andranno anch’essi a supplenza.
Ecco i dati per il Personale ATA
Posti complessivamente vacanti: 25.175
Immissioni in ruolo: 9674
Posti rimasti vacanti:15.501
Eppure il Ministero, a proposito di assunzioni in ruolo dei docenti, sperava molto sulla call veloce: l’immissione in ruolo supplementare inserita da quest’anno nel decreto 126/2019 e voluta espressamente dalla Ministra Azzolina per dare una chance ai precari di stabilizzarsi.
Eppure le cose non sono andate per il verso giusto: i docenti hanno preferito restare precari nella loro provincia anziché diventare di ruolo al Nord, lontano da mariti, mogli e figli e con uno stipendio che permetterebbe solo di sopravvivere a centinaia di chilometri, per lunghi 5 anni: già, il vincolo quinquennale ha senz’altro ridimensionato i sogni di gloria di migliaia di docenti.
L’idea del Governo era quella di offrire un maggior ventaglio di opportunità ai docenti iscritti nelle graduatorie, ma purtroppo il risultato è stato deludente completamente negativo.
In Lombardia sono arrivati da fuori regione una sessantina di docenti, dalla Puglia sono usciti meno di 100 insegnanti, in Piemonte è stato coperto il 2,5% dei posti grazie alla call veloce, nel Lazio, a fronte di 5mila posti, sono arrivate 3 (tre) domande.
Eppure dal Governo c’era molta enfasi per l’autorizzazione dal Mef ad immettere in ruolo circa 85 mila nuovi docenti.
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