Lo ha comunicato il ministero alle organizzazioni sindacali, a margine di un incontro che si è tenuto l’8 luglio scorso a viale Trastevere.
Inizialmente l’amministrazione aveva fissato un’aliquota più alta, pari al 62%, ma dopo avere condotto un’attenta ricognizione sulle disponibilità, è stato necessario ridurla di circa 8 punti percentuali. In prima battuta, infatti, le disponibilità erano state fissate in 56,450 unità, mentre ad oggi, ne risulterebbero circa 64.800. E dunque, considerando che le immissioni in ruolo saranno disposte nell’ordine di 35mila docenti, è stato necessario ritoccare anche la relativa aliquota per far quadrare i conti.
Il numero delle nomine corrisponde, quindi, al 54,02% dei posti vacanti e disponibili in organico di diritto dopo l’effettuazione delle operazioni di mobilità del personale docente ed educativo.
Per questo motivo e per la determinazione del numero dei posti da assegnare ad ogni ufficio regionale, si è seguito il criterio di applicare tale percentuale (54,02%) riferendola ai posti vacanti e disponibili di ciascuna regione, distintamente per la scuola dell’infanzia, la scuola primaria, la scuola secondaria di I grado e la scuola secondaria di II grado e per le attività di sostegno.
Le percentuali così ricavate sono state poi ripartite, tra le rispettive province, procurando, comunque, di coprire sempre, dove esistenti, l’unico posto vacante e disponibile o la frazione di unità superiore al 50%.