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Immissioni in ruolo, un’idea per risolvere i problemi

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So che quello che dirò è un già detto. Ma l’evidenza non può chiudere gli occhi ai burocrati di viale Trastevere e l’ottimizzazione delle immissioni in ruolo è una procedura che gli stessi non possono più ignorare come fanno tutti gli anni, lasciando scoperti dei posti vacanti, si badi di organico di diritto e non di fatto e cioè a legislazione vigente, destinati ad immissioni in ruolo.

Ci sono aree del nostro paese senza insegnanti su posto comune e sostegno, in una scuola del Mugello in provincia di Firenze mancano 40 docenti, ma questo fenomeno caratterizza altre aree del Paese soprattutto al Nord.

A fronte di queste situazioni dove c’è penuria di insegnanti e posti che restano vuoti per esaurimento delle graduatorie, ci sono zone del Paese dove ci sono molti più insegnanti rispetto ai posti a disposizione, ovviamente parliamo sempre di organico di diritto. Graduatorie che non scorrono proprio per mancanza di posti vacanti.

Allora sorge spontaneo chiedersi del perché non si proceda ad un’ottimizzazione delle immissioni in ruolo?

In pratica dopo una prima fase di immissioni in ruolo, nei territori che per esaurimento di graduatorie restano senza insegnanti da nominare sui posti vacanti, bisognerebbe consentire a domanda ai docenti bloccati nelle graduatorie delle aree dove c’è un surplus di insegnanti, di poter stabilizzare altrove il proprio rapporto di lavoro, penso ai docenti ad esempio inseriti nella GM del 2016 ma anche in altre graduatorie, ma con i limiti nei trasferimenti imposti per i vincitori dei concorsi che saranno banditi nel 2019, per evitare i fenomeni del prendi il posto al Nord e fuggi al Sud, altrimenti il problema non si risolverà mai.

 

Libero Tassella

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